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PREISTORIA

Preistoria = prima della storia cioè prima dell'invenzione della scrittura

​Il periodo preistorico va dalla comparsa dell’uomo sulla Terra (circa 4,5 milioni d’anni fa), alla scoperta della scrittura (circa 3.000 anni fa).

     Il termine PREISTORIA vuol dire prima della storia, cioè prima dell’invenzione della scrittura. Dal punto di vista della storia dell'arte cercheremo di seguire il percorso dell'uomo che, sfruttando le proprie capacità creative, riesce ad inventare strumenti di uso comune che migliorano le sue condizioni di vita; scopriremo anche come ben presto inizi ad abbellire questi strumenti con elementi decorativi per il puro piacere della bellezza.

      Oltre a ciò, in modo più specifico, ci occuperemo di manifestazioni, come la pittura rupestre, i graffiti rupestri e le sculture che non hanno nessuna finalità pratiche, ma che visti con gli occhi moderni, ci appaiono come manifestazioni artistiche degli uomini preistorici.​

 

Queste manifestazioni, pur trovando la propria giustificazione in una funzione magica o cultuale, rivelano attenzione ad aspetti che noi consideriamo fondamentali nel fare artistico: segno, forma, colore, gesto e materia.

La conquista della scrittura non avviene contemporaneamente in tutte le civiltà. Anche oggi esistono popolazioni isolate in Papuasia e Amazzonia che vivono in condizioni preistoriche perché non hanno avuto contatti con gruppi più evoluti. Queste popolazioni non hanno sviluppato una forma di scrittura e tramandano la loro cultura oralmente.

I primi oggetti lavorati dall’uomo risalgono a circa 2,5 milioni di anni fa.

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La linea del tempo

Paleolitico

(1,8 milioni di anni fa – 10.000 anni fa)

paleolitico aggettivo e sostantivo maschile [formato dall’unione di due parole greche: paleo, che vuol dire ‘antico’ e lithòs, che vuol dire ‘pietra’] (pl. -ci)

1. (aggettivo) -Viene utilizzato per indicare a quale periodo dell'età della pietra risale un certo reperto.

2. (sostantivo s. m.) = periodo della pietra antica; è utilizzato per indicare il più antico periodo dell'età della pietra.

  •  gli uomini sono nomadi

  • abitano nelle caverne

  • costruiscono strumenti in pietra

  • vivono di caccia e di raccolta di piante spontanee

 Verso la fine di questo periodo, nasce l’arte rupestre (pittura e incisione sulle rocce) e vengono realizzate piccole sculture.

Strumenti del Paleolitico

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Alle origini dell'arte

Nel lungo periodo che precede l’invenzione della scrittura, l’uomo trova diversi modi per esprimere le sue emozioni e la sua visione del mondo. Prima della scrittura nascono la musica, la pittura, le incisioni e la scultura.

        Oltre all’utilizzo della voce, i primi strumenti musicali furono probabilmente degli strumenti a percussione (semplici pietre o bastoni) e sonagli, capaci di accompagnare il ritmo del canto, ma ben presto nacquero strumenti come il rombo (una fune attaccata ad un pezzo di legno sagomato che veniva fatta ruotare velocemente e che produceva un ronzio), il fischietto e il flauto, ricavato da ossa cave di uccello e il corno.

In arte nulla è perso, per un artista tutto è contemporaneo e ogni opera dell'uomo è fonte di riflessione e d'ispirazione. 

Qui accanto ti propongo il video di un artista contemporaneo davvero straordinario: le sue opere sono nuove e allo stesso tempo antiche, come puoi capire, forse, dopo aver guardato i video sugli antichi strumenti musicali.

L'arte rupestre

     Noi oggi parliamo di arte rupestre, ma è bene sottolineare come la nostra conoscenza a riguardo sia relativamente recente. È infatti soltanto verso la fine dell'Ottocento che in Spagna viene scoperta la grotta di Altamira (1879), che ha cambiato per sempre il nostro modo di vedere le abilità dell'uomo preistorico: fino a quel momento, infatti non si conoscevano pitture rupestri e dunque tutti i documenti che abbiamo visto nella presentazione precedente (Alle origini dell'arte) sono posteriori rispetto a questa prima scoperta.

A partire dal paleolitico superiore (35.000 - 30.000 a. V.) i gruppi umani appartenenti alle famiglie di Homo Sapiens Sapiens svilupparono delle forme di linguaggio visivo che definire 'primitive' è decisamente riduttivo. Si tratta di popolazioni nomadi di cacciatori e raccoglitori che nei loro spostamenti utilizzavano le caverne come ripari naturali e temporanei.

È proprio all'interno di alcune caverne che vennero ritrovate le prime forme di espressione artistica, costituite da pitture e incisioni rupestri.

Iniziamo subito a fare alcune precisazioni importanti: pitture rupestri e incisioni rupestri non sono la stessa cosa.

Il termine rupestre, come è facile immaginare, si riferisce alla superficie sulla quale vengono realizzate pitture o incisioni, cioè la nuda roccia.

Ti ricordo che nelle prime lezioni introduttive sull'arte abbiamo imparato a distinguere le diverse tecniche con le quali vengono realizzate le opere (cfr. Linguaggio visivo e in particolare la primissima presentazione sulle Opere d'arte).​​

Pitture rupestri

Dipinti realizzati su pareti di roccia (prevalentemente all'interno delle caverne)

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Incisioni rupestri

Segni o disegni scavati nella roccia. Non sono colorate.

Alcune incisioni si trovano nelle grotte, ma per la maggior parte si trovano su rocce esposte all'aperto (come le incisioni rupestri della Valle Camonica)

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rupestre (agg.) [deriv. di rupe (roccia scoscesa)] = realizzato su una parete rocciosa

Etimologia: dal latino rupes. derivato dal verbo rumpere, che vuol dire 'rompere o spaccare'

pittura s. f = tecnica nella quale la sostanza colorante (pigmento) viene diluita con un liquido.

Al pigmento viene generalmente aggiunto un legante, cioè una sostanza che permette al pigmento di aderire alla superficie sulla quale il colore viene applicato.

incisione s. f. = traccia o disegno ottenuto asportando parte del materiale di supporto con uno strumento resistente ed appuntito.

Con questo termine si indicano le incisioni rupestri, che quindi sono segni e disegni scavati nella roccia, ma anche forme più complesse e moderne di opere ottenute stampando su carta disegni precedentemente incisi su lastre di legno o di metallo.

Caratteristiche e datazione
  • I dipinti rupestri in cui viene rappresentato l'uomo (di cui abbiamo visto alcuni esempi nella presentazione All'origine dell'arte) sono del periodo Neolitico, mentre

  • i dipinti ritrovati nelle grotte di Altamira, Chauvet e Lascaux vennero realizzati nel paleolitico superiore (40.000 - 10.000 a.C)

Le rappresentazioni di animali ritrovate nelle grotte mostrano una profonda conoscenza dell'anatomia degli animali e sono per lo più naturalistiche (= molto simili alla realtà). Attraverso l'uso del chiaroscuro, e sfruttando le conformazioni naturali delle rocce, questi artisti del passato riescono a dare il senso della tridimensionalità.

Materiali e strumenti della pittura rupestre
pigmenti + legante + diluente
Pigmenti

Gli uomini primitivi avevano a disposizione solo pochissimi pigmenti naturali costituiti prevalentemente da pietre colorate triturate finemente, con qualche eccezione di pigmenti di origine vegetale. Vediamo quali sono:

pigménto s. m. [dal lat. pigmentum, der. del tema di pingĕre «tingere, dipingere»]. =  sostanza colorata non solubile che, dispersa in un liquido, è in grado di  ricoprire gli oggetti di uno strato colorato permanente.

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Questa immagine ci mostra gli strumenti coi quali gli uomini preistorici preparavano i pigmenti per la pittura. Si tratta sostanzialmente di due pietre con le quali ridurre in polvere i materiali di partenza.

Cliccando sull'immagine sarai indirizzato alla pagina del Museo di Archeologia Ligure dove vengono presentati e e spiegati questi reperti.

FALSI MITI

Gli uomini primitivi NON USAVANO  SANGUE per dipingere sulla pareti delle caverne

Legante

Il legante utilizzato dagli uomini primitivi per far aderire i pigmenti alle pareti di roccia è il grasso animale.

Diluente

Il diluente utilizzato dagli uomini primitivi era acqua e, molto probabilmente anche saliva.

Gli strumenti
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Osservando i dipinti che sono stati ritrovati, possiamo ipotizzare quali strumenti venissero utilizzati dagli antichi artisti per dipingere.

Ovviamente si doveva trattare di strumenti costruiti con materiali facili da reperire.

  • mani: il colore veniva applicato e sfumato con le mani sulle superfici più ampie

  • tamponi, realizzati con muschio, per creare piccole macchie di colore

  • bocca: il colore veniva messo direttamente in bocca, diluito con la saliva e spruzzato sulla roccia

  • ossa cave di uccello: potevano essere usate per spruzzare il colore

  • pennelli primitivi creati a partire da un rametto che veniva masticato ad una estremità, liberando le fibre verticali, oppure creati legando ciuffetti di piume, peli di animali o foglie con fibre vegetali.

I temi dei dipinti e le loro finalità

TEMI

  • rappresentazione di animali

  • scene di caccia

  • segni

  • simboli

FINALITÀ MAGICO-RELIGIOSE

  • propiziatorie

  • di restituzione

Le pitture rupestri contengono soprattutto rappresentazioni di animali e scene di caccia, tanto che all'inizio si riteneva che si trattasse sostanzialmente di rappresentazioni di vita quotidiana, ma, l'approfondimento dello studio di questi ritrovamenti portò a cambiare radicalmente idea.

Un primo elemento che guidò gli studiosi è la collocazione di questi dipinti: si trovano in profondità, in cunicoli difficilmente accessibili e completamente bui e non all'imbocco delle caverne, dove venivano stabiliti gli accampamenti temporanei.

Questi recessi  dovevano essere dei luoghi sacri nei quali compiere riti e pregare le divinità. La loro collocazione nelle viscere della terra è stata interpretata come collegamento con il culto primordiale della Madre Terra

Altro elemento interessante è che in questi dipinti non sono mai presenti rappresentazioni di uomini, di insediamenti, di ambienti naturali o di attività umane, cosa molto strana se si trattasse di rappresentazioni della vita quotidiana.

I dipinti, invece, hanno carattere propiziatorio: sono rappresentazioni del desiderio di compiere una buona caccia e non di battute di caccia realmente avvenute.

Allo stesso tempo hanno carattere di restituzione, nel senso che gli uomini primitivi avevano coscienza che gli animali che loro uccidevano per sopravvivere appartenevano alla Madre Terra. L'uccisione era una necessità, ma era allo stesso tempo un sacrilegio. Era dunque necessario risarcire la divinità per la perdita subita attraverso la rappresentazione di animali vivi e liberi.

ATTENZIONE!

Nelle pitture rupestri non ci sono scene di guerra o di battaglia tra umani

recesso s. m.  [dal lat. recessus -us, der. di recedĕre; v. recedere] = Luogo dove ci si ritira per trovare riposo e solitudine, e, più genericam., luogo solitario, nascosto, recondito, per lo più angusto

primordiale  agg. [dal lat. tardo primordialis]. – 1. Dei primordî, delle origini più lontane: primitivo, originario 2. Primigenio, relativo alle origini della terra e della specie umana 3. In senso estens. e fig.: a. Di ciò che non è ancora definito, sviluppato, formato; o arretrato b. Selvaggio, primitivo primitivo: uomi primordiali. 

Grotte dipinte

Riserviamo ora uno sguardo più approfondito a tre siti europei particolarmente importanti e famosi che contengono dipinti di eccellente qualità.

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La Grotta di Altamira

La grotta di Altamira venne scoperta nel 1879 da Marcelino Sanz de Sautuola. Si tratta del sito più antico di pittura rupestre, risalente al paleolitico superiore (35.000 - 11.000 a. C).

Da allora si sono succedute centinaia di scoperte in tutto il mondo, ma la qualità delle opere e l'abilità di questi antichi artisti rimane ancora insuperata.

Visita virtuale della grotta di Altamira durata 00:07:48

La grotta di Chauvet

Francia, Canada, USA, Gran Bretagna, Germania 2010
Regia di Werner Herzog

Durata: 01:25:23

Werner Herzog, incuriosito da un articolo del New Yorker, ottiene dal Ministero francese della Cultura il permesso di filmare per alcune ore al giorno, pochi giorni in tutto, all'interno della grotta, normalmente chiusa ai visitatori per proteggerne il clima eccezionale. 

La grotta di Chauvet ospita un'eccezionale collezione di opere d'arte. La loro antichità, le dimensioni e la qualità ne fanno un luogo unico e impareggiabile. 

Il sito contiene le prime testimonianze figurative e meglio preservate al mondo risalenti al periodo Aurignaciano (32.000 - 30.000 a. C.). Una frana siglillò l'ingresso nel 20.000 a. C. circa fino alla sua scoperta avvenuta nel 1994.

Fin'ora sono state censite più di 1.000 figure presenti sulle pareti della roccia con una grande varietà di figure antropomorfe e animali. L'altissima qualità estetica è dimostrazione della padronanza raggiunta da questi antichi artisti nell'uso di svariate tecniche tra cui l'utilizzo dell'ombreggiatura, la combinazione di pittura e incisione, la precisione anatomica, la tridimensionalità e il movimento.

Le raffigurazioni comprendono numerosi animali pericolosi come mammut, orsi, leoni delle caverne, rinoceronti, bisonti e uri. 

Oltre a ciò sono presenti segni e simboli, impronte di mani. Nella grotta sono stati ritrovati numerosi resti di animali preistorici.

La grotta di Lascaux

La grotta di Lascaux è costituita da un complesso di caverne tra loro collegate ed è situata nella Francia sud-occidentale nei pressi del villaggio di Montignac, nel dipartimento della Dordogna.

Le pitture rupestri sono caratterizzate dalla rappresentazione di grandi animali resi con grande ricchezza di particolari. Uno dei più rappresentati è l'uro, un grosso bovino, oggi estinto, che costituiva una delle basi alimentari più importanti per le comunità paleolitiche del territorio.

PRIME SCULTURE DEL PALEOLITICO

MESOLITICO

   Il Mesolitico, o età della pietra di mezzo, è generalmente collocato tra l'8.000 e il 6.000 a. C., ma se questo è vero per l'area mesopotamica, in Europa inizia già nel 10.000 a. C. e si protrae, anche qui, fino al 6.000 a. C.

   

Le novità del Mesolitico

sussistenza (s. f.) = esistenza, sopravvivenza

ceramica (s. f.)  = (dal greco antico  κέραμος |kéramos|che significa «argilla», «terra da vasaio») è un materiale inorganico e plastico (facilmente lavorabile) che diventa rigido dopo la cottura.

ceramografia (s.f.) [comp. del gr. κέραμος «argilla» e -grafia] = tecnica della pittura e della decorazione dei vasi.

     In Europa le condizioni climatiche e ambientali sono simili a quelle attuali: gli uomini passano gradualmente da una sussistenza basata sulla caccia e sulla raccolta all'allevamento. Imparano anche a coltivare la terra e iniziano ad insediarsi presso i corsi d'acqua. Nascono i villaggi.

      Gli utensili in pietra sono più rifiniti e se ne creano di nuovi con schegge di pietra: nascono le frecce e l'arco

Fondamentale è, inoltre, l’invenzione della ceramica, con cui si realizzano vasi e recipienti resistenti, adatti anche alla conservazione dei cibi.

Le ceramiche vengono spesso decorate con dipinti o incisioni. Nasce la ceramografia, cioè l'arte di decorare i vasi.

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Frammenti di ceramica con decorazioni graffite dal sito mesolitico di Kabbashi Haitah (Sud Sudan)

(citazione dal documento collegato all'immagine)

  • Per accedere ai contenuti dell'UNESCO clicca sul tasto UNESCO sulla pagina Home della presentazione

  • Il tasto World Heritage List ti porta alla pagina dell'UNESCO dedicata al Sito Unesco n.94 Arte Rupestre della Valle Camonica

Neolitico

6.000 - 4.000 a. C.

neolitico aggettivo e sostantivo s. m.

1. (agg.) indica a quale periodo dell'età della pietra risale un determinato reperto;

2. (sost.) = periodo della pietra nuova: il periodo più recente dell'età della pietra, preceduto da paleolitico e mesolitico 

sedentario (agg. s. m.) = che risiede stabilmente in un luogo

Gli uomini ormai sono sedentari e vivono in villaggi in cui le attività e la situazione sociale degli abitanti inizia ad essere organizzata.

L'agricoltura e l'allevamento assicurano condizioni di vita migliori rispetto ai periodi precedenti. 

Gli utensili in pietra sono più rifiniti e l'argilla è utilizzata non solo per realizzare oggetti di uso quotidiano per la lavorazione e la conservazione del cibo, ma anche per la realizzazione di oggetti rituali, cioè oggetti ai quali spesso vengono attribuiti poteri magici.

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strumenti in pietra levigata del periodo neolitico

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ceramica neolitica

Architettura del Neolitico

I megaliti

      Verso la fine del Neolitico, sorgono i primi esempi di costruzioni megalitiche: edifici costruiti con massi colossali, distribuiti in un’area molto vasta, dalle isole britanniche alla Francia, fino alle coste del Nordafrica e a tutto il bacino del Mediterraneo. Sembra che i megaliti fossero destinati al culto, alla sepoltura e all'osservazione astronomica.

     La costruzione di queste architetture dipende da un’evoluzione sociale, cioè dalla creazione di tribù o di gruppi in grado di dividersi il lavoro; la suddivisione del lavoro ha come conseguenza una certa specializzazione, che a sua volta porta a miglioramenti tecnici nella lavorazione, nel trasporto e nella sistemazione dei massi; si tratta di un’evoluzione che ancora adesso crea grande ammirazione specie se consideriamo che, fino all’età del bronzo, non esistevano utensili in metallo di cui servirsi.

megalite (sost. m.) proviene dall'unione di due parole greche:l'aggettivo μέγας, |mégas|, cioè "grande" e il sostantivo λίθος, |líthos|, che significa "pietra"; significa quindi, grande pietra

megalitico (agg.) = fatto con grandi pietre

I megaliti si distinguono in:

  • menhir (dal bretone; significa “pietra lunga”). Sono le costruzioni più semplici e consistono in grandi massi piantati verticalmente nel terreno la cui funzione è ancora ignota, anche se probabilmente collegata a riti funebri. Se ne trovano i Francia, in Gran Bretagna, ma anche in Sardegna, Puglia e Sicilia.​​

  • costituiti da singole pietre isolate

  • quando si trovano più menhir nello stesso luogo (come nella foto del sito di Carnac) si parla di complessi

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Villa Sant'Antonio (Oristano) menhir di Monte Corru Tundu

Allineamenti di menhir, Carnac, Francia

  • dolmen (dal bretone;significa “tavola in pietra”); questi sono triliti, cioè strutture formate da tre pietre di cui le due verticali (piedritti) fanno da sostegno alla terza (architrave), orizzontale. Poteva essere una tomba collettiva, un luogo sacro o un sito dove compiere sacrifici. Gran parte dei dolmen si trovano nel Nord Europa, ce ne sono esempi anche nel Sud Italia.

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dolmen della Chianca di Bisceglie (Puglia)

Il sistema trilitico può essere considerato lo schema architettonico più semplice ed è ancor oggi alla base dell'architettura.

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  • cromlech (dal bretone; significa “pietra ricurva”. È un complesso di menhir (in alcuni casi anche dolmen) disposti in cerchio.

 

      Era probabilmente un luogo sacro legato al culto del sole, l'astro che regola i cicli del giorno e della notte e di quello delle stagioni. I cromlech meglio conservati si trovano nella penisola iberica e in Gran Bretagna.

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Stonehenge

Le statue stele

antropomorfo  [dal gr. ἀνϑρωπόμορϕος, comp. di ἄνϑρωπος «uomo» e -μορϕος «-morfo»]. –  agg. Che ha sembianze di uomo, o è raffigurato in sembianze umane

    Le statue-stele (o statue-menhir) sono monumenti in pietra, di tipo antropomorfo, che rientrano nel fenomeno del megalitismo, comune alle popolazioni pre-protostoriche dell'Europa a partire dal III millennio a. C.  Le statue-stele sono presenti in molte culture europee, dall'Europa centro-orientale sino alla Spagna, nell'arco alpino (da Aosta al Trentino), in Corsica e in Sardegna. In Italia, le statue-stele più antiche sono localizzate in un'area al confine tra Liguria e Toscana (la Lunigiana) oltre che nella Puglia settentrionale.  

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Dolmen di Soto (Trigueros, Andalusia, Spagna)

Vediamo una struttura megalitica complessa ritrovata in Spagna. Classificata come dolmen, è una struttura sotterranea di forma circolare, risalente al periodo Neolitico e databile tra il 5000 e il 4000 a.C.

Il sito fu scoperto da Armando de Soto Morillas nel 1922. È un tumulo circolare con un diametro di 75 metri. Ha un passaggio a forma di V lungo 21 metri ed è largo 0,8 metri, alto 1,55 metri. All'estremità orientale del passaggio c'è una camera. Durante l'equinozio, il sole illumina per alcuni minuti l'interno del corridoio e la camera. Molte delle pietre erette hanno incisioni ed è considerato uno dei dolmen più grandi della Spagna.

Il passaggio ha 31 menhir nella parte settentrionale e 33 nella parte meridionale. Le pietre erette sono di quarzite, arenaria e calcare e portano 20 pietre di copertura che costituiscono il tetto del passaggio.

Al suo interno sono stati scoperti otto corpi sepolti in posizione fetale con accanto oggetti di corredo, tra cui pugnali, coppe e fossili marini.

Sono state trovate anche incisioni su 43 pietre erette che descrivono esseri umani, tazze, coltelli e forme geometriche come semplici linee o cerchi.

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Stonehenge

     Il più famoso complesso megalitico dell’antichità è quello di Stonehenge (= “pietra sospesa”, in bretone), nell’Inghilterra meridionale.

Si tratta di un cromlech, cioè un insieme di dolmen e menhir disposti a formare circonferenze concentriche.

 

La costruzione di Stonehenge, come hanno dimostrato studi scientifici e ritrovamenti archeologici, ha coperto un arco di tempo di quasi millecinquecento anni, dal 3000 al 1500 a.C. circa, durante i quali il sito fu un un’area sacra dedicata al sole, un osservatorio astronomico e un calendario delle stagioni legato alla fertilità della terra.

      Ogni anno, in occasione dei solstizi d’estate e d’inverno, migliaia di persone si radunano attorno al cromlech di Stonehenge, nel sud dell’Inghilterra, per assistere a uno spettacolo unico al mondo: l’allineamento del primo raggio di sole con alcune pietre speciali

La struttura originaria era composta da un cerchio di 30 monoliti collegati da architravi, che rappresentavano forse i giorni del mese. Ciascun monolite è alto circa 4 metri e pesa 30 tonnellate, quanto 6 elefanti.

Il materiale impiegato è arenaria grigio-azzurra proveniente da una cava a circa 30 chilometri dal luogo e lavorata in enormi blocchi di pietra a forma di parallelepipedo.

 

Le pietre sono disposte in una doppia formazione concentrica, all’interno della quale si trova un semicerchio di pietre intorno a una lastra singola orizzontale chiamata “pietra dell’altare”

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Come è stato costruito?

        La costruzione di Stonehenge è tutt'ora un mistero. Non esistono prove certe, ma sono state fatte diverse ipotesi su come il sito sia stato edificato. Di certo, a Stonenge ci sono 44 bluestone, pietre in arenaria blu, che provengono da cave distanti almeno 240 chilometri.

      Si è calcolato che per percorrere questa distanza, facendo scivolare i massi su tronchi d'albero, ci sarebbero voluti 14 anni.

Per raddrizzare ciascun blocco e posarvi sopra le pietre orizzontali, è necessaria la forza di 600 uomini.

      Questo ci fa intuire le grandi capacità tecniche raggiunte da questo popolo e ci pone delle domande sul perché sia stato messo tanto impegno per la realizzazione di questo sito.

    Nella zona sono stati trovati i resti di sepolture di individui che sarebbero stati trasportati qui dal Galles meridionale (la zona di origine delle bluestone) che proverebbero come Stonenge sarebbe stato concepito come centro di culto di diversi gruppi di origini diverse (culto degli antenati).

   

     La grafica, ripresa da Didatticarte, è un'ipotesi plausibile di come le grandi pietre verticali (piedritti) venissero erette. 

L'archittrave, probabilmente veniva fatta scivolare in posizione costruendo dei terrapieni inclinati e riempiendo di materiali lo spazio tra i piedritti. Altra ipotesi è quella del sollevamento graduale con la costruzione di strati di tronchi fino a raggiungere il livello desiderato.

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In questa figura, il sistema di aggancio tra architrave e piedritto: sul piedritto sono visibili due tenoni (elementi ricavati scolpendo la sommità della pietra verticale). Sugli architravi sono presenti degli incavi (mortase) che corrispondono perfettamente ai tenoni.

Da notare anche gli incastri a scivolamento tra le due architravi.

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Eneolitico
(Età dei Metalli)

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     Verso la fine del Neolitico, intorno al 4.000 a. C., l’uomo impara a fondere il metallo per costruire utensili e armi sempre più efficaci. In questo primo periodo, continuano ad essere utilizzati strumenti litici (= di pietra) accanto a quelli in metallo.

Questo periodo di passaggio e di nuove conquiste tecniche viene chiamato ENEOLITICO.

     

       Il termine è un composto dell’aggettivo latino aenĕus ‘di bronzo’ e dal suffisso -litico ‘di pietra’ ed è usato quindi per individuare il periodo in cui accanto alla pietra l’uomo introduce la produzione di strumenti metallici, dapprima in rame e successivamente in bronzo.

    L’età dei metalli si suddivide in tre periodi, legati al progresso tecnologico della fusione: man mano che si costruiscono forni capaci di raggiungere temperature sempre più alte, si passa dall’utilizzo di metalli con punto di fusione basso a metalli con punto di fusione sempre più alto.

  • età del rame: (4.000 – 3.000 a.C.). Il rame (Cu) ha una temperatura di fusione di 1.085 °C. armi da taglio in rame; in Mesopotamia appaiono le prime forme di scrittura

  • età del bronzo: (3.000 – 1.200 a.C.) Il bronzo è una lega di rame (Cu) e stagno (Sn), due metalli a bassa temperatura di fusione. La fusione del bronzo avviene tra 880 e 1020 °C. Il metallo che si ottiene è più duro del rame e più resistente alla corrosione.

  • età del ferro: (1.200 – 500 a.C.). Il ferro (Fe) è un metallo ancor più resistente del bronzo. Il suo punto di fusione è di 1.538 °C, si devono quindi inventare dei forni capaci di raggiungere queste elevate temperature. Il vantaggio del ferro rispetto al bronzo è dato soprattutto dal minor peso che lo rende adatto alla realizzazione di armi e utensili più maneggevoli.

La civiltà nuragica

       La civiltà nuragica nasce in Sardegna, nel neolitico ma si sviluppa nell’età del bronzo, è un caso particolare nel panorama del Mediterraneo.

 

     I nuraghi (da nurra, cumulo di pietre) sono torri a tronco di cono a più piani, costruiti con una muratura a secco, cioè senza malta fra un masso e l’altro; una scala interna collegava i diversi piani.

I nuraghi erano spesso collocati all’interno di un villaggio e occupavano una posizione elevata e aveva scopo difensivo.

    Il nuraghe forse più famoso della Sardegna, noto come Su Nuraxi, che in sardo significa Il Nuraghe, è a Barumini.

Alto tre piani, è collocato in posizione elevata ed è circondato da una cinta muraria dotata di quattro torri di fortificazione. Il fatto che ai piedi del nuraghe si trovino i resti di capanne disposte in modo irregolare, dentro e fuori la cinta muraria, ha fatto pensare che questo edificio fosse la residenza di un capo che da qui governava i suoi sudditi e garantiva la difesa in caso di attacco nemico. 

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Su Nuraxi, Barumini (foto di Francesco Ghiani; licenza Creative Commons)

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