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Il cibo nell'arte

Immagine del redattore: Silvia CasilliSilvia Casilli

Il cibo è stato ed è ancor oggi un tema presente nell'opera degli artisti. Tecniche e significati non sono però sempre gli stessi. L'articolo non vuole essere esaustivo, ma suggerire un percorso che attraversa la storia dell'arte dall'antichità fino ai nostri giorni.


Per cominciare, possiamo prendere in considerazione il tema dell'Asaratos Oikos, cioè del pavimento non spazzato, che andava molto di moda presso gli antichi greci. Nelle sale da pranzo si realizzavano dei mosaici pavimentali caratterizzati da avanzi di cibo che idealmente cadevano durante i banchetti. In questo caso, gli avanzi di cibo erano segno della ricchezza del padrone di casa, che poteva permettersi di sprecarlo, lasciandolo cadere per terra.

Questo genere, considerato un lontanissimo antenato della natura morta, viene utilizzato anche dai Romani. Ce ne restano diversi esempi a Roma e Aquileia.

Ne vediamo un esempio conservato ai Musei Vaticani, proveniente da Vigna Lupi, una villa ritrovata sull'Aventino. Il mosaico è firmato, in greco, da Eraclito e risale al II sec. d. C.


Asaratos oikos, Musei Vaticani; II secolo d. C.; foto di Egisto Sani, pubblico dominio


Gli oggetti appaiono molto realistici grazie ad una riproduzione molto accurata, al chiaroscuro e alle ombre proiettate sullo sfondo. Sono riconoscibili: zampe di pollo, ricci di mare, gusci di frutta secca, ossa, conchiglie di molluschi, olive, foglie, chele di crostacei, fichi, un racimolo d'uva e una noce spaccata con un topolino.

Un altro bell'esempio è quello conservato al Museo Archeologico Nazionale di Aquileia, un mosaico che, tra l'altro, è stato esposto qualche anno fa al Museo di Santa Giulia a Brescia, nella grande mostra Roma e le Genti del Po.


Asaratos oikos, dal Museo Archeologico Nazionale di Aquileia, II secolo d. C.; foto tratta da www.archeobo.arti.beniculturali.it/


Negli affreschi di epoca romana si trovano spesso rappresentazioni di cibo. Un esempio è il vaso di mele proveniente dalla villa di Poppea ad Oplontis (Torre Annunziata). Sempre dallo stesso sito, il canestro di fichi.




Casa di Giulia Felice. Affresco con uova, tordi e stoviglie. Foto: Pompeii Parco Archeologico


Nel Medio Evo l'attenzione è più spostata sull'aspetto religioso ed è quindi raro trovare rappresentazioni di cibo. Nel periodo rinascimentale, la rappresentazione del cibo non ha ancora una funzione autonoma, ma lo troviamo inserito all'interno di dipinti più complessi.


Nella Pinacoteca Tosio Martinengo, è conservato un dipinto del Moretto dedicato alla Cena in Emmaus. Nel dipinto, di argomento sacro, Gesù è seduto a tavola e spezza una pagnotta; sulla destra, una fanciulla vestita in modo molto elegante (la tradizione vuole che si tratti della giovane Stratonica, nipote defunta del committente del quadro) impersona una cameriera che si avvicina al tavolo portando in mano un vassoio contenente un pollo lesso.


Alessandro Bonvicino, detto il Moretto, Cena in Emmaus (1526 ca.); olio su tela, 147 x 305 cm; Pinacoteca Tosio Martinengo di Brescia; foto: licenza Creative Commons


È nel periodo Barocco che il cibo comincia ad assumere un ruolo più importante nei dipinti, fino ad ottenere una propria autonomia nelle nature morte fiamminghe.

Il primo, e sicuramente più famoso esempio di natura morta autonoma, è la Canestra di frutta di Caravaggio. Il dipinto rientra nel genere delle vanitas, cioè di quei dipinti che alludono alla caducità della vita.


Caravaggio, Canestra di frutta (1597 - 1600); olio su tela, 46 x 64 cm; Pinacoteca Ambrosiana di Milano; foto: licenza Creative Commons


Sempre del periodo Barocco, o meglio della corrente naturalistica, è il dipinto di Annibale Carracci, Il mangiafagioli. Nella scena di vita quotidiana, probabilmente ambientata in una locanda, vediamo un contadino che porta alla bocca un cucchiaio in legno pieno di zuppa di fagioli. Sul tavolo vediamo del pane, dei cipollotti, una brocca di vino, accompagnata da un bicchiere di vetro, un coltello in metallo e un piatto contenente, probabilmente, una focaccia ripiena di verdure.

Annibale Carracci, Mangiafagioli (1584–1585); olio su tela, 57×68 cm; Galleria Colonna, Roma; foto: licenza Creative Commons.


Sempre nel periodo Barocco, troviamo uno straordinario pittore naturalista spagnolo, Diego Velasquez che dipinge nature morte e scene di genere con cibo.


Diego Velasquez, La friggitrice di uova (1618); olio su tela 100,5×119,59 cm; National Gallery of Scotland, Edimburgo; foto: licenza Creative Commons


Nel dipinto con sfondo scuro, spiccano i colori vivaci dei due personaggi popolari: una donna intenta a friggere delle uova e un ragazzo con in mano una bottiglia di vino e un formaggio. Sul tavolino accanto alla donna, sono disposti diversi utensili di cucina e una cipolla rossa.



Diego Velasquez, Il pranzo degli agricoltori (1618); olio su tela, 96×112 cm; Museo delle Belle Arti di Budapest


Nel dipinto, due commensali seduti al tavolo, coperto da una tovaglia bianchissima e un cameriere che versa del vino rosso in un bicchiere di vetro. Sul tavolo un filetto di pesce con mezzo agrume è posato su due piatti fondi impilati. Sul tavolo vediamo un pane, un bicchiere, un coltello, un'arancia, una radice e un contenitore metallico, che probabilmente contiene del sale.


Le opere più stupefacenti dedicate al cibo vengono però dalle Fiandre dove si sviluppa una produzione di nature morte con cibo caratterizzate da effetti naturalistici quasi iperrealisti. Le opere hanno grandissima diffusione in tutta Europa. Nate come elementi decorativi per sale da pranzo, diventano occasione per fare sfoggio di ricchezza e abbondanza. Per i pittori sono opere in cui fare sfoggio di abilità tecniche eccezionali.



Pieter Claesz, Natura morta con pasticcio di pavone (1627); olio su tavola, 76,5 x 135 cm; Rijksmuseum, Amsterdam


Pieter Claesz è un artista fiammingo che si era trasferito nell'Olanda del Nord all'inizio del XVII secolo. La tavola è piena di oggetti di lusso provenienti dall'oriente, come il ricco tappeto che copre il tavolo sul lato destro del tavolo, la terrina in porcellana cinese che contiene frutta, il coltello in argento istoriato e dorato e la saliera ricavata dalla conchiglia di un nautilus.

Il pasticcio di pavone, invece, suggerisce la presenza di spezie esotiche come cannella, noce moscata, chiodi di garofano e zenzero.


Willem Claesz Heda, Natura morta con boccale dorato (1635); olio su tavola, 87,8 × l 112,6 cm; Rijksmuseum, Amsterdam


In questo dipinto di Willem Claesz, vediamo un tavolo al termine di un pranzo con piatti, bicchieri, brocche di raffinatissima fattura. Nel piatto da portata ci sono delle ostriche; a destra un bellissimo limone parzialmente sbucciato.


Le opere fiamminghe influenzano anche i pittori italiani. Qui vediamo un dipinto di Giuseppe Recco, artista napoletano, attivo principalmente in Spagna e a Napoli.


Giuseppe Recco, Pani, prosciutto, casatiello e ghiacciata sul tavolo (1675); Collezione Molinari Pradelli, Castenaso, Bologna.


In ambito lombardo, vediamo una natura morta di Giacomo Ceruti, detto il Pitocchetto. Il pittore di origine milanese è sicuramente meglio noto per i quadri che ritraggono soggetti popolari intenti in attività di lavoro. Molte opere di questo artista sono presenti nella Pinacoteca Tosio Martinengo di Brescia e nella Pinacoteca Carrara di Bergamo.

Giacomo Ceruti detto Il Pitocchetto, Natura morta, 1750 ca.; olio su tela; Collezione privata


Nel periodo post-impressionista, Paul Cézanne ha dipinto numerose nature morte nelle quali ha affinato la sua tecnica pittorica e compositiva, preparando la strada alla svolta cubista di Picasso: in queste opere, infatti, il pittore introduce molteplici punti di vista.


Paul Cézanne, Il tavolo di cucina (1889 - 1890); olio su tela 65×81,5 cm; Museo d'Orsay, Parigi



Pablo Picasso, Grande natura morta (1916); olio su tela 87x 116 cm; Musée de l'Orangerie, Parigi


Henri Matisse, La stanza rossa (1908); olio su tela 180×220 cm; Ermitage di San Pietroburgo (riproduco l'immagine da una pagina collegata con link. Purtroppo, a causa della guerra in corso, tutte le immagini delle opere presenti nelle collezioni russe non sono più accessibili, anche quelle con licenza Creative Commons inserite in Wikipedia)


Tanti sono gli artisti che potrei citare ancora che nei primi anni del '900 ancora propongono nature morte con cibo. A questo punto, però vorrei proporre all'attenzione alcune elaborazioni che fanno parte dell'arte contemporanea e in particolare della Pop - Art.


Roy Lichtenstein, Natura morta con vaso di cristallo (1972); olio e acrilico su tela, 132.1×106.7 cm Whitney museum of american art, New York City



Andy Warhol, Campbell Soup Cans(1962); pittura acrilica su tela (misure della singola tela: 50.8 x 40.6 cm); Museum of Modern Art, New York




Daniel Spoerri, con una delle sue opere della serie Tableau-piège (Tavole -trappola), realizza te negli anni '70.


Daniel Spoerri è un artista rumeno naturalizzato svizzero. Inventore della Eat-Art, realizza opere con oggetti (ready.made). In particolare, i Tableau-piège sono tavoli, privati delle gambe, su cui sono incollati piatti, resti di cibo e tutto ciò che rimane a fine pasto. Il tavolo viene poi appeso al muro. Si tratta di opere che 'congelano' il tempo.


Piero Manzoni, Achrome, 1962


Piero Manzoni è uno tra gli artisti italiani più innovativi negli anni '60 del 1900. Originario di Soncino (Cremona), si trasferisce ben presto a Milano dove lavora fino alla precoce morte, avvenuta nel 1963. Fece parte del Gruppo Zero, un movimento artistico che intendeva creare le basi per un nuovo concetto di arte. Sicuramente l'opera per cui è più famoso è la celebre Merda d'Artista.


E veniamo ad un altro artista della Pop-Art, Claes Oldemburg. Le sue opere riproducono cibi e porzioni di cibo, talvolta racchiuse in vetrinette, simili a quelle di un negozio di alimentari, altre volte realizzate in dimensioni gigantesche ed esposte in musei o in luoghi aperti.

Claes Oldenburg, Dropped Cone (2001); Neumarkt Galerie, Colonia, Germania


Claes Oldenburg. Pastry Case, I. 1961–62

Cales Oldenburg, Floor Burger, 1962


Nel campo della pittura iperrealista, sono molti gli artisti che dipingono composizioni che hanno per oggetto il cibo. Questi artisti dipingono partendo da fotografie e con una tecnica assolutamente perfetta riproducono gli oggetti in grandi dimensioni con particolari che sarebbero invisibili ad occhio nudo, per questo vengono definiti iper-realisti, perché le loro opere sono più realistiche della realtà stessa.


Tjalf Sparnaay, Panino 1998

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