Le civiltà Fluviali
Le civiltà fluviali nascono e si sviluppano in zone molto fertili lungo il corso dei fiumi nelle quali l'agricoltura e l'allevamento assicurarono condizioni di vita molto buone. Due sono le zone in cui si insediano civiltà dalle caratteristiche simili: la Mesopotamia (terra tra i fiumi), collocata dove scorrono il Tigri e l'Eufrate, e l'Egitto, lungo il corso del Nilo.
Grazie alle condizioni favorevoli del clima e all'abbondanza dei raccolti, queste civiltà sviluppano le prime forme di commercio e la creazione di mercati in cui scambiare le merci. Queste attività favoriscono a loro volta la nascita delle prime città. La società si va definendo grazie alla suddivisione del lavoro: le persone si specializzano in campi precisi come contadini, commercianti, artigiani, ecc.
È in questo contesto che nasce la scrittura e, come ben sappiamo, con la scrittura inizia la storia.
Inizialmente veniva usata per tenere i registri dei depositi di merci o per stendere contratti tra mercanti, successivamente venne utilizzata per scrivere le leggi, ma anche per opere letterarie come la storia di Gilgamesh, il primo poema epico della storia.
La forma di scrittura adottata in Mesopotamia (3350 a.C. circa) è detta cuneiforme, perché fatta con segni di forma triangolare, impressi nell’argilla fresca.
In Egitto, invece, venne adottata una forma di scrittura più complessa, che mischia disegni e segni, definita scrittura geroglifica.
Mesopotamia
In questa regione si sviluppano tante civiltà con caratteristiche simili sia nell'organizzazione sociale, che nella produzione artistica.
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Sumeri (dal 4.000/3.500 a. C. al 1.700 a.C.
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Babilonesi (1.800 - 600 a. C.)
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Assiri (1.100 - 612 a. C.)
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Persiani (539 - 331 a. C.)
Con la conquista dell'impero persiano, Alessandro Magno, questi territori diventeranno parte del mondo ellenistico.
Ziggurat il temine sumero 𒅆𒂍𒉪 significa 'essere elevato'; costruzione a gradoni (piattaforme sovrapposte) di misura decrescente (sempre più piccole) con muri a scarpa (= muri inclinati)
- funzione religiosa
- osservatorio astronomico
- abitazione dei sacerdoti
- magazzini reali
L'arte della Mesopotamia è espressione del potere e della spiritualità
L’arte dei popoli mesopotamici si manifesta principalmente nelle decorazioni dei palazzi reali e delle mura urbane con figure umane e animali rappresentati di profilo e in forme schematiche.
Ai Sumeri si deve la fondazione delle prime grandi città (Susa, Ur, Lagash e Uruk) e l’invenzione del mattone in argilla, materiale abbondante lungo le sponde dei fiumi, con cui sono state costruite le ziggurat, grandi strutture a gradoni con funzioni prevalentemente religiose.
Il termine ziggurat significa ‘essere elevato’. La ziggurat è formata da diverse piattaforme quadrangolari poste l’una sull’altra, di misure decrescenti e con muri a scarpa, cioè inclinati verso l’interno per migliorare la stabilità dell’edificio.
La ziggurat è fondamentalmente una montagna artificiale, un edificio che permette di avvicinarsi alle divinità, come tanti ne vengono costruiti nei tempi antichi e in diverse parti del mondo.
Il tempio si trova nella parte alta e sull'ultima piattaforma si poteva anche osservare la volta celeste: aveva quindi anche la funzione di osservatorio astronomico.
Nei piani sottostanti si trovavano gli appartamenti dei sacerdoti e nel gradone più in basso i magazzini reali in cui venivano accumulate risorse che potevano essere distribuite alla popolazione in caso di necessità.
La Porta di Ishtar
I re babilonesi Hammurabi (vissuto circa nel 1800 a. C.) e Nabucodonosor II (634 a.C. ca – 562 a.C. circa) si dedicano invece alla realizzazione di grandi palazzi, mura e porte urbane rivestiti con la tecnica della ceramica invetriata.
L’arte e l’architettura diventano uno strumento per mostrare la potenza del re.
Il colore blu utilizzato per lo sfondo è il blu egizio, pigmento inventato dagli antichi egiziani come sostituto del più raro e prezioso blu oltremare che si otteneva dal lapislazzuli con un lungo e complicato procedimento.
Il blu egizio è sostanzialmente vetro blu macinato molto finemente. Applicato sui mattoni di terracotta, si scioglieva quando questi venivano cotti nuovamente nel forno, formando uno strato sottile di vetro.
urbano (agg.) = il termine viene dal sostantivo latino urbs che significa città. L'aggettivo significa quindi 'della città'.
ceramica invetriata = si tratta di oggetti realizzati in terracotta sui quali è applicato un sottile strato di vetro.
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Nelle immagini della galleria vediamo la Porta di Ištar e due degli animali con cui è decorata. La porta di Ishtar era l'ottava porta della città interna di Babilonia, città scoperta dall'archeologo tedesco Robert Koldewey nel 1899. La città di Babilonia si trova nell'attuale Iraq. La porta venne costruita intorno al 575 a. C. durante il regno di Nabucodonosor II e consacrata alla dea Ištar. È alta 14 metri e larga 10. La porta conduceva verso i più importanti edifici di culto e amministrativi. Dal 1930 la porta si trova al Pergamonmuseum di Berlino.
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I re assiri Sargon II e Assurbanipal fondano nuove città, con palazzi ornati da grandi sculture e raffinati bassorilievi, nei quali gli stessi re figurano come protagonisti di gesta eroiche. I Persiani, a loro volta, costruiscono palazzi ornati da bassorilievi in stile assiro-babilonese. Osservando il fregio degli arcieri, possiamo osservare che le figure umane sono sempre rappresentate di profilo; un piede è posto davanti all'altro per dare l'idea del movimento; nel viso, l'occhio è rappresentato di fronte.
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Di notevole bellezza è il fregio della Caccia al leone di Assurbanipal. Nella galleria ho inserito l'immagine di un particolare di teste di cavallo. Per apprezzare pienamente il naturalismo del fregio, rimando alla pagina del British Museum, dove l'opera è conservata.
Il Lamassu è una divinità benefica: in scultura è rappresentata sotto forma di toro alato con testa umana. Era posto, in coppia, a protezione delle porte d’ingresso di palazzi e città. Svolgeva anche una funzione architettonica, poiché sosteneva parte del peso della struttura sovrastante.
La testa, unica parte scolpita a tutto tondo, rappresenta un uomo barbuto con fattezze finemente cesellate. Il corpo è reso con precisione anatomica; presenta cinque zampe, in modo da apparire fermo se visto di fronte, in movimento se visto di lato.
Uno dei Lamassu dal palazzo di Khorsabad del Louvre (713-707 a.C. ca.) Visione laterale.
L'invenzione del mosaico
Il mosaico è tra le prime espressioni artistiche documentate nell’antichità.
I primi esempi risalgono ai Sumeri, nel IV millennio a.C. Le ‘tessere’ erano costituite da coni in marmo o terracotta colorata (bianco, nero, rosso) che venivano infissi in una base di gesso su pareti o colonne in modo da creare motivi decorativi geometrici.
Testimonianze ci sono giunte dalla città di Uruk, fondata intorno al 3.000 a.C. dai Sumeri e poi conquistata dai Babilonesi. L’antica Uruk si trova in Iraq, a 20 chilometri ad est del fiume Eufrate, in una regione paludosa a circa 230 chilometri a sud-est di Bagdad.
Cliccando sul termine sottolineato potrai invece vedere un esempio di mosaico realizzato con coni di pietra dal Tempio Bianco di Warka presso Uruk. Il frammento è conservato nel Sulaimaniya Museum, in Iraq.
La funzione di questi mosaici era ovviamente decorativa, ma serviva anche a proteggere le pareti dei palazzi che erano realizzati in mattoni di argilla cruda asciugati al sole.
Porzione di rivestimento a mosaico in coni di terracotta dal tempio di Eanna (Warka) nella zona di Uruk. Questa porzione di muro è ora conservata a Berlino presso il Pergamonmuseum.
Stendardo di Ur (2500 a. C.), struttura in legno con mosaico (altezza: 21,7 - 22 cm, lunghezza: 50, 4 cm, larghezza della base: 11,60 cm, larghezza base superiore: 5, 60 cm; British Museum, Londra
Lo stendardo di Ur venne ritrovato nel Cimitero Reale dell'antica città sumera presso Tell al-Muqayyar, nel sud dell'attuale Iraq.
L'oggetto, usato probabilmente come insegna regale, è costituito da una struttura in legno decorata a mosaico e intarsio su quattro lati e sulla parte superiore.
Sulla base, un foro permetteva di innalzare lo stendardo su un palo e, dunque, di portarlo in processione.
I materiali utilizzati per la decorazione sono: madreperla, calcare rosso e lapislazzuli, fissati con bitume.
Un lato presenta una decorazione su tre fasce; la lettura di questa scena va fatta dalla fascia più in basso e da sinistra verso destra.
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una serie di carri da guerra, guidati da soldati armati e trainati da cavalli, travolgono i nemici
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nella seconda fascia si ha una processione di soldati a piedi e di prigionieri
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nella terza fascia, a sinistra, il carro del re è preceduto da guardie (le figure sono rivolte verso destra); sul lato opposto si trova una schiera di prigionieri rivolti verso sinistra; al centro vi è la figura del re, rappresentato in dimensioni maggiori degli altri personaggi per sottolinearne la maggiore importanza.
Sul lato opposto, nelle due fascie inferiori si vede una schiera di uomini intervallati ad animali (buoi, capre): probabilmente sono i sudditi che portano al re offerte o tributi; nella fascia superiore il re (figura più grande delle altre) partecipa ad un banchetto con dignitari seduti che sollevano dei bicchieri; a destra un cantante e un suonatore di lira intrattengono gli ospiti.
L'oggetto venne ritrovato in pezzi e restaurato.
Tecnica: mosaico e intarsio
Materiali: struttura in legno
bitume come collante
lapislazzuli (sfondo)proveniente dall'Afghanistan
madreperla
calcare rosso (forse proveniente dall'India)
Il bitume è un idrocarburo, fa parte della 'famiglia' del petrolio. Nell'immagine puoi vedere un lago di bitume naturale ancor oggi esistente in Trinidad. Gli antichi utilizzavano questo materiale che affiorava dal terreno in alcune zone. I Sumeri lo hanno utilizzato come 'colla' per attaccare le tessere del mosaico dello Stendardo di Ur, gli egizi lo utilizzarono nel processo di mummificazione.
La scrittura cuneiforme
La prima forma di scrittura compare in area mesopotamica intorno al 4.000 a. C. e più precisamente a Uruk.
È una scrittura di tipo pittografico, nella quale i segni sono rappresentazione stilizzata di oggetti reali.
La successiva evoluzione porta ad una ulteriore semplificazione dei segni pittografici.
I segni elaborati sono di due tipi:
logogrammi e fonogrammi.
I logogrammi indicano intere parole.
I fonogrammi indicano dei suoni.
Iscrizione cuneiforme sulla spalla destra di una statua proveniente da Adab (Bismaya).
L'iscrizione cita il nome del re di Adab, Lugal-dalu e afferma che la statua è dedicata o offerta al dio Esar. (2.800 - 2350 a. C.) Museo dell'Antico Oriente, Istanbul, Turchia.
Il codice di Hammurabi è una tra le più antiche raccolte di leggi scritte. Appartiene alla civiltà babilonese. Il testo è scritto in lingua accadica cuneiforme.
Il bassorilievo raffigura il dio Shamash (dio solare della giustizia) seduto in trono mentre porge il codice delle leggi ad Hammurabi, sesto re della prima dinastia babilonese.
Quella del Louvre non è l'unica versione del codice di cui sono stati trovati diversi frammenti di diorite e trascrizioni su tavolette d'argilla.
Il testo è composto da circa 8000 parole scritte in 51 colonne, ciascuna con circa 80 righe. Il contenuto può essere approssimativamente diviso in tre sezioni: un prologo di circa 300 righe, che spiega la legittimazione divina del re; una parte principale, con 282 clausole legali; e un epilogo di circa 400 righe, che loda la rettitudine del re e invita i successivi governanti a obbedire alle leggi qui riportate.
Codice di Hammurabi (1792-1795 ca a. C.); stele in basalto nero decorata con un bassorilievo e con iscrizioni in caratteri cuneiformi (altezza 225 cm, larghezza: 79 cm, spessore: 47 cm); Louvre, Parigi
Tavolette d'argilla e biblioteche
Fin dall’Ottocento si sono fatte campagne di scavo in Medio Oriente che hanno riportato alla luce intere biblioteche costituite da tavolette d’argilla cruda essiccata.
Cosa si può trovare in una biblioteca Assiro - Babilonese?
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documentazione dei magazzini
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documenti ufficiali
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leggi
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cronache di storia
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ricette
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poesie
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testi letterari
Nel 1964 Paolo Matthiae, archeologo dell'Università La Sapienza di Roma, scopre la città di Ebla, nei pressi dell'attuale Tell Mardick, in Siria.
Le campagne di scavo proseguono ogni anno e nel 1975 viene scoperto l'archivio di stato della città: una vera e propria biblioteca che contiene migliaia di documenti, tutti scritti in caratteri cuneiformi su tavolette di argilla essiccate al sole.
A causa della lunga e sanguinosa guerra che ha colpito la Siria, qui come in altri siti di questa regione, gli scavi archeologici erano stati sospesi e solo nel settembre del 2022 ne è stata annunciata la ripresa.
Una delle conseguenze della presa di potere da parte di Daesh è stata la distruzione di reperti di grandissimo valore storico e artistico e la vendita al mercato nero di reperti 'vendibili' per finanziare la guerra.
Famosissimo è il poema epico L’epopea di Gilgameš (2600 - 2500 a.C.) che contiene il racconto più antico del diluvio universale.
Il testo, di cui si conoscono ben sei versioni, è stato ritrovato nella biblioteca reale di Ur.
Seguendo il link potrai vedere la versione del testo che è conservata al British museum di Londra.
Molto particolari sono le lettere, che sono state talvolta ritrovate ancora inserite nelle loro ‘buste’
Tavoletta con busta Busta d'argilla con tavoletta racchiusa all'interno. La busta contiene un promemoria relativo ad un quantitativo di rame raffinato, certificato da più individui, di cui è altresì fornito il patronimico. Provenienza Kanesh Paleo-assira (XIX sec. a.C.) Argilla 5,1 x 6 x 2,9 cm.® Collezione Ligabue
Il nome dell'archeologo Khaled el Assad è noto ormai in tutto il mondo a causa, purtroppo, della sua morte eroica nel corso della guerra di Siria.
Nel 2015, Khaled el Assad venne catturato dai miliziani dell'Isis (Daesh) e torturato perché rivelasse dove si trovavano i preziosissimi tesori ritrovati negli scavi archeologici della città di Palmira. L'archeologo verrà decapitato, senza aver rivelato la collocazione dei tesori.
La città di Palmyra, sito UNESCO dal 1980, che si trovava in uno stato di conservazione straordinario, è stata quasi completamente distrutta dall'Isis.
Per assicurare che il contenuto della lettera non fosse violato da occhi indiscreti, la busta veniva sigillata utilizzando un cilindro inciso che corrispondeva alla ‘firma’ dello scrivente.
Sigillo Cilindrico mesopotamico in calcare e relativa impressione; scena di adorazione di Shamash, (Louvre)
Sigillo cilindrico e impressione moderna: scena di caccia. 2200-2100 a.C.
Mesopotamia. The MET (Metropolitan Museum of Art, New York
LA SCRITTURA CUNEIFORME E ARNALDO POMODORO
Capita spesso che gli artisti contemporanei siano affascinati dall’arte e dalla cultura antica e questo è proprio il caso dello scultore Arnaldo Pomodoro le cui sculture si trovano in tutto il mondo.
Qui accanto vedi La freccia (1993-1995) che si trova a Parigi nella sede dell’UNESCO, ma molto famose sono le sue sfere: forme geometriche perfette che rivelano al loro interno misteriosi meccanismi.
Arnaldo Pomodoro, La freccia, 1993-1995; bronzo, 198 × 468 × 167 cm
Parigi, UNESCO
Arnaldo Pomodoro, Sfera Grande, 1971, Piazza della Libertà, Pesaro (PU)
Dopo avere studiato in profondità le civiltà mesopotamiche, Pomodoro realizza delle opere nelle quali la scrittura cuneiforme, impressa nell’argilla, gli ispira un modo molto personale di scolpire la materia.
Lo vediamo molto bene nel Labirinto, una scultura nella quale si può entrare...
Proprio qui, nella prima stanza, troviamo un enorme cilindro di pietra incisa - un sigillo con iscrizioni che sembrano proprio caratteri cuneiformi; sul pavimento e sulla parete, una scrittura a rilievo sembra prodotta dal movimento del sigillo. Naturalmente non è davvero la lingua degli antichi babilonesi, ma un'opera d'arte contemporanea davanti alla quale non possiamo non pensare agli antichi testi, misteriosi e incomprensibili per noi, ma pieni di fascino.
Seguendo l'ultimo link potrai fare giochi, vedere il Labirinto con la realtà virtuale e prenotare una visita, quando si potrà...
L'Egitto
Fin dai tempi antichi, la civiltà egizia ha suscitato curiosità e meraviglia, soprattutto a causa degli imponenti monumenti disseminati lungo il corso del Nilo.
La ricerca delle testimonianze dell’Antico Egitto non fa parte soltanto della storia più recente dell’archeologia. ma ha caratterizzato anche l’antichità, fin dal tempo dei Greci e dei Romani.
L’ammirazione spesso aveva come conseguenza l’asportazione di opere, come statue e obelischi, che venivano ricollocate altrove - Roma è disseminata di obelischi egizi, per esempio.
Talvolta, il mistero che circondava quest’antica civiltà si avvicinava alla magia - probabilmente a causa del grande impegno profuso dagli antichi egizi nell’assicurare la resurrezione ai propri faraoni e importanti dignitari. Fin dal XII secolo si diffuse in Europa l’uso farmacologico della polvere di mummia, considerata potentissimo rimedio contro le malattie più difficili da curare, come per esempio l’epilessia.
Nell’affrontare lo studio della produzione artistica degli egizi, l’indicazione è quella di leggere il capitolo del libro, facendo particolare attenzione alle immagini e alle didascalie che le accompagnano.
In questa sezione, invece, troverete gli argomenti principali di interesse più propriamente artistico che è necessario conoscere bene: questi argomenti ritorneranno anche in futuro e ci permetteranno di osservare i cambiamenti.
PITTURA
Dove veniva utilizzata la pittura?
- su pareti e colonne di edifici
- sulle strutture in legno di mobili e sarcofagi
- sui papiri
- sui manufatti in terracotta
La gomma arabica è la resina ottenuta dagli alberi di acacia.
Ancor oggi è alla base della composizione degli acquerelli ed è utilizzata anche in campo alimentare come addensante per preparare le caramelle gommose.
TECNICA: tempera
Pigmenti + gomma arabica + albume d’uovo
I colori erano preparati miscelando i pigmenti ottenuti dalla macinazione di terre colorate, cui veniva aggiunta una sostanza collosa formata da acqua, lattice di gomma e albume d’uovo.
I pennelli erano ricavati dalle fibre di palma.
Gli egizi stendevano i colori utilizzando la campitura: una stesura uniforme dentro una forma delimitata da un contorno.
Nei dipinti egizi non ci sono sfumature e non esistono ombre perché tutto è immerso nella luce di Ra. Nell’ombra si potrebbe annidare il male, legato a Seth.
Testa maschile dalla tomba TT52 (tomba di Nakht) nella necropoli di Tebe (1.400 -1.300 BC.
foto: licenza creative commons
Osiride, dipinto murale dalla Tomba di Sennedjem
foto: licenza creative commons
IL COLORE
I significati, generalmente associati ai colori, derivano per lo più dall'osservazione della natura e da esperienze dirette, anche se, in alcuni casi, si osservano delle differenze nell'attribuzione dei significati, dovute alla cultura (come, per esempio, l'utilizzo del nero come colore del lutto, presso gli occidentali, e del bianco presso i giapponesi, col medesimo significato).
Nell'antico Egitto, il colore (Iwen) era parte integrante di ogni aspetto della vita quotidiana.
Era, infatti, un indizio della sostanza di cui erano fatte le cose o del significato associato ad un aspetto del soggetto rappresentato.
Per esempio, quando Amon veniva ritratto con la pelle blu, era in riferimento al suo aspetto cosmico. La pelle verde di Osiride, invece, era un riferimento al suo potere sulla vegetazione e alla sua resurrezione.
Trascrivo, solo per ragioni di leggibilità, le descrizioni dei colori, utilizzati dagli egizi, reperibili sul sito Cultor College. Eventuali modifiche sono dovute a studi e approfondimenti personali.
Seguendo il link, potete trovare altre utili informazioni
LETTURA DELL'OPERA
Dato che ci occupiamo di arte visiva, è abbastanza logico che sia importantissimo osservare bene le immagini e cercare quali siano gli elementi che le rendono uniche e speciali. Non basta quindi guardare superficialmente un'opera, ma dobbiamo soffermarci un po' di più sui suoi diversi aspetti.
Può essere utile porsi alcune domande che ci guidino nell'osservazione:
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Di che tipo di opera si tratta?
(è una scultura, un bassorilievo, un dipinto? conosci la differenza tra questi e altri tipi di arte?)
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conosci l'autore (o comunque la civiltà o il periodo cui appartiene)?
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che cosa rappresenta?
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qual è secondo te il significato?
Queste sono le domande principali, ma più domande riesci a porti, più scoprirai caratteristiche che ad un primo sguardo, probabilmente, ti erano sfuggite.
Scena di caccia sul Nilo
lettura dell'opera
Frammento di dipinto parietale dalla tomba di Nebamun raffigurante una scena di caccia; 1350 a. C. ca; British Museum, Londra
Immagine di pubblico dominio
Partiamo dalla prima domanda:
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di che tipo di opera si tratta?
Si tratta chiaramente di un dipinto e in particolare di un dipinto parietale, cioè fatto su una parete. Questo frammento di dipinto stava nella tomba di un funzionario reale vissuto sotto il regno di Thutmose IV e Amenofi III. Questo funzionario venne sepolto a Sheikh Abd El Qurna, in una necropoli dedicata ai funzionari reali e si trova lungo il Nilo, nella zona di Tebe, dove si trovano la famosa Valle delle Regine, il tempio di Luxor e quello di Karnak.
Dalla tomba, sono stati asportati diversi frammenti dipinti: tre di questi si trovano custoditi al British Museum di Londra, uno si trova al museo di Avignone, in Francia, mentre degli altri si sono perse le tracce (probabilmente sono finiti nelle mani di qualche collezionista privato).
Potrà sembrarti strano, ma non sappiamo dove si trovi esattamente la tomba da cui provengono questi dipinti: i primi archeologi erano più dei
cacciatori di tesori, che degli scienziati. Si appropriavano di ciò che secondo loro poteva avere un valore e non si preoccupavano di documentare la scoperta.
La tomba era rivestita di stucco che nell'antichità era fatto con un impasto di calce e pozzolana (materiale poroso e leggero di origine vulcanica), misto a polvere di marmo o gesso e che risultava così molto liscio. Successivamente lo stucco veniva decorato con pittura a tempera, dalle tinte vivide e chiare, e con pennellata svelta e sicura motivata dal rapido essiccamento dei colori.
2. Conosci l'autore (o la civiltà) cui appartiene?
Si tratta sicuramente di un dipinto dell'antica civiltà egizia.
3. Che cosa rappresenta?
Si tratta di una scena di caccia ambientata in una palude.
Gli elementi naturali sono descritti in modo realistico, anche se talvolta stilizzato (vedi per esempio le piante di papiro.
La figura umana è sempre stilizzata e, come si può vedere, la dimensione dipende dall’importanza del personaggio rappresentato. Il faraone, che dopo la morte viene divinizzato, e le divinità vengono rappresentati grandi, mentre le mogli, i figli e tutti gli altri membri della società sono di dimensioni inferiori.
4. Qual è secondo te il significato?
Qui ognuno può dare la sua interpretazione, ma per capire il vero significato dobbiamo ricordarci che si tratta della decorazione di una tomba.
Possiamo dire che questa scena bellissima rappresenta la visione che gli egizi avevano della vita oltre la morte: pensavano che avrebbero continuato a fare le cose che amavano fare in vita, come per esempio, andare a caccia. La loro vita sarebbe stata agiata, circondati da ogni tipo di comodità e ricchezza in una natura lussureggiante, cioè rigogliosa.
Quali caratteristiche mi permettono di dire che questo dipinto appartiene all'antica civiltà egizia?
Rappresentazione della figura umana
Nefertari che presenta delle offerte, dipinto dalla tomba di Nefertari, Luxor
Foto: licenza creative commons
IN PITTURA
Nella pittura, la figura umana è stilizzata, cioè è rappresentata secondo un modello stilistico messo a punto dagli antichi artisti egizi.
Vediamo gli elementi fondamentali:
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la testa è rappresentata di profilo
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l'occhio è rappresentato come se lo vedessimo di fronte
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la parte superiore del corpo è vista di fronte
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dalla vita in giù (fianchi, gambe e piedi) la rappresentazione torna ad essere vista di profilo
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le proporzioni delle diverse parti del corpo vengono stabilite da un canone di proporzione, basato sull'unità di misura del cubito, cioè la misura del pugno chiuso.
Canone egizio per la rappresentazione della figura umana.
L'immagine è ripresa dalle risorse didattiche scaricabili del UM (The University of Menphis).
IN SCULTURA
Le sculture egizie sono realizzate riproducendo un reticolo sui quattro lati del blocco di pietra.
Su ciascun lato si disegna la visione frontale, laterale (destra e sinistra) e posteriore e si scolpisce su tutti e quattro i lati, Alla fine si arrotondano gli spigoli.
Si utilizza sempre il canone di proporzione.
Le statue, pur continuando a seguire lo stile tipico del gusto egizio, spesso introducono elementi di somiglianza con i personaggi rappresentati.
Statuette incompiute di Micerino, custodite nel Museum of Fine Arts di Boston.
Immagine riprodotta dal sito La civiltà egizia, in cui puoi trovare molte informazioni relative a questi reperti
Busto di Nefertiti. Ägyptisches Museum und Papyrussammlung, Neues Museum, Berlino.
Foto: licenza creative commons
Scriba rosso, 2620-2350 a.C. circa, calcare e cristallo di rocca, altezza 53,7 cm, da Saqquara, Museo del Louvre, Parigi
Colosso di Akhenaton, Museo Egizio del Cairo, Egitto
Immagine: licenza creative commons
LETTURA DELL'OPERA
Micerino e la moglie hanno lo sguardo rivolto in avanti. Il faraone indossa il nemes, il tipico copricapo egizio che simboleggia la natura divina del faraone, figlio del dio sole Ra, venuto in Terra a proteggere il suo popolo e la sua terra: l'Egitto; la moglie, invece indossa una parrucca con fitte trecce.
Il corpo è descritto in modo da farci capire che gli egizi conoscevano molto bene l’anatomia, ma la rappresentazione è idealizzata secondo lo stile del tempo.
La posa del corpo è statica (immobile) e rigida: le braccia della figura maschile sono vicine al corpo, le mani chiuse attorno ad un oggetto.
La postura delle gambe suggerisce il movimento: la gamba destra tesa all’indietro e la sinistra avanzata, come per compiere un passo; tuttavia, i piedi poggiano completamente a terra e il ginocchio non è piegato.
La figura femminile è ritratta mentre compie un gesto di tenerezza, abbracciando il marito (osserva la mano destra attorno al busto del faraone, mentre la sinistra si appoggia al braccio sinistro). Il braccio visibile è rigido, così come la mano, la muscolatura non è descritta in modo verosimile.
Le figure sono scolpite in un unico blocco. La pietra tra braccia e gambe non viene asportata.
Statua di Micerino e della regina Khamerernebti II, in pietra grigia, rinvenuta nel tempio mortuario del faraone a Giza. Conservata al Museum of Fine Arts di Boston
Immagine: licenza creative commons
ARCHITETTURA
Le strutture architettoniche che ci sono arrivate hanno carattere monumentale e sono legate all culto dei morti o delle innumerevoli divinità.
Famosissime sono le tre piramidi di Giza, ma molte sono anche le sepolture nelle valli dei re e delle regine.
La forma perfetta della piramide è il risultato di un lungo percorso di tentativi e fallimenti.
Ne è prova la piramide di Snefru, la cosiddetta ‘piramide romboidale’.
Piramide di Snefru, (2560 a. C. ca.) altezza 105 m, l'inclinazione iniziale era di circa 54° (la piramide avrebbe dovuto raggiungere l'altezza di 133 m) poi modificata in 44°, per impedire il crollo dell'edificio. Governatorato di Giza, Egitto
Foto: licenza Creative Commons
La pendenza delle tre piramidi più famose (quelle di Cheope, Kefren e Micerino) va dai 51 ai 53°. Esistono piramidi con pendenze diverse (le piramidi nubiane, per esempio, hanno pendenza tra i 40 e i 50°). La pendenza doveva essere calcolata in modo preciso in base al tipo di terreno su cui sarebbe stata costruita. Il terreno su cui venne costruita la piramide di Snefru non era abbastanza solido per permettere la costruzione di una piramide alta 133 m, visti i cedimenti, gli architetti cambiarono l'inclinazione per poter portare a termine la costruzione.
Il Pyramidion
Il mito della creazione di Eliopoli
In cima alla piramide e agli obelischi, era posto il pyramidion.
Sulle piramidi, il pyramidion era costituito da una grande pietra piramidale realizzata in marmi di diverso colore e che poteva recare delle incisioni in caratteri geroglifici e rappresentazioni di Ra.
Obelisco di Luxor con pyramidion dorato,
Place de la Concorde, Parigi
Foto di Dennis Jarvis, licenza Creative Commons
Pyramidion della piramide di Amenemhat III a Dahshur presso il Museo Egizio del Cairo
Foto di Jon Bodsworth, licenza Creative Commons
Sugli obelischi, invece, il pyramidion era generalmente liscio e poteva essere ricoperto con lamine di oro o elettro (una particolare lega di oro e argento) o rame dorato.
È detto anche pietra di Benben. Benben, nella mitologia egizia, era la collina primigenia che emerse dall’oceano del Nun e sulla quale il dio creatore Atum generò se stesso e la prima coppia divina.
Qui puoi trovare degli articoli che parlano di alcuni miti cosmogonici egizi:
Ingresso al Tempio di Luxor col viale fiancheggiato da sfingi, il primo pilone con uno dei due obelischi; l'obelisco mancante si trova ora a Parigi
Foto di Jose Antonio, Licenza Creative Commons
I templi sono edifici complessi con stanze e cortili collegati tra loro.
Sono basati sul sistema trilitico, che abbiamo già incontrato nel periodo preistorico (piedritti + architrave).
Le colonne hanno fusti che si ispirano a fasci di steli di papiro e sono sormontate da capitelli che si ispirano a infiorescenze di papiro chiuse o aperte.
L’elemento orizzontale, l’architrave, è costituito da travi di pietra che si uniscono al centro del capitello.
Colonne e pareti portano spesso numerose iscrizioni e in origine erano completamente dipinte a colori vivaci.
Il complesso archeologico del sito di Abu Simbel, in egizio Meha, è composto principalmente da due enormi templi in roccia, detti templi rupestri ricavati dal fianco della montagna. Vennero fatti costruire dal faraone Ramses II nel XIII secolo a.C. per intimidire i vicini Nubiani e per commemorare la vittoria nella Battaglia di Qadesh.
La scoperta di Abu Simbel fa parte delle pagine più avventurose dell’archeologia. Scoperto nel 1813 dallo svizzero Johann Ludwig Burckhardt, fu Giovanni Battista Belzoni ad entrarvi per la prima volta nel 1817. Belzoni era un personaggio molto particolare: ingegnere idraulico, in gioventù si era mantenuto a Londra facendo l’uomo forzuto’ nei circhi e successivamente si era imbarcato per l’Egitto insieme alla moglie come rappresentante di sistemi idraulici.Qui decise poi di dedicarsi alla ricerca archeologica. Il personaggio di Indiana Jones si ispira proprio alle sue rocambolesche avventure.
Nel 1979 è stato riconosciuto come patrimonio dell'umanità dall'UNESCO.
Abu Simbel è simbolo dell’ingegno umano: gli egizi lo costruirono in modo che il 20 febbraio e il 20 ottobre il primo raggio di sole andasse a colpire la statua di Ramses II sul fondo del santuario.
Dopo la costruzione della diga di Assuan, che produsse l’allagamento di vasti territori, una missione italiana realizzò un’impresa senza precedenti: lo spostamento dell’intero tempio su un livello più alto della collina nella quale era stato scavato. Per spostare il tempio, dopo lunghe e laboriose progettazioni, si decise di tagliarlo in blocchi numerati e poi ricomposti. Dopo lo spostamento, il fenomeno del raggio di sole si manifesta regolarmente due volte l’anno il 22 febbraio e il 22 ottobre.
Il tempio di Hator a Dendera
Situato a circa 2,5 km a sud-est della località di Dendera, è uno dei templi meglio conservati di tutto l'Egitto.
L'intero complesso copre un'area di circa 40.000 m² ed è interamente circondato da un muro di mattoni a secco. Il complesso ospita cappelle, santuari ed un lago sacro oltre a una chiesa cristiana ed a due mammisi ovvero i luoghi della rinascita, destinati a celebrare la nascita annuale del figlio del re, il dio-figlio
Il tempio è ricco di dipinti bellissimi. Qui troviamo anche una rappresentazione dello zodiaco egizio, derivato, secondo gli studi, da quello mesopotamico. Al centro, viene rappresentata la volta celeste, con le costellazioni, il sole e la luna nella posizione dell'eclissi solare del 25 settembre del 52 a. C.
I ritratti del Fayyum
Si tratta di straordinari dipinti ritrovati nella valle del Fayyum. I dipinti, realizzati con la tecnica dell’encausto (pigmento mescolato a cera calda e applicato su tavole di legno) appartengono al periodo copto (diffusione della chiesa cristiana greca). Le tavole di legno erano inserite nei bendaggi delle mummie.
Sono testimonianza straordinaria della sopravvivenza delle antiche tradizioni funerarie e allo stesso tempo della straordinaria abilità tecnica ed espressiva raggiunta dagli artisti greci, di cui ci restano rarissime testimonianze pittoriche
foto: public domain