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IL GOTICO

IN PITTURA
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    Come abbiamo già visto in architettura, lo stile gotico, che nasce in Francia e si diffonde in Europa, fatica molto ad affermarsi in Italia. Nelle cattedrali 'gotiche' italiane le vetrate non sono così alte come nel resto d'Europa e la struttura continua ad avere muri pieni, almeno fino ad una certa altezza.

 

Questa caratteristica determina una differenza nelle decorazioni:

  • in Francia, Germania e Inghilterra le raffigurazioni delle storie della Bibbia o dei Vangeli sono rese attraverso le grandi vetrate colorate e attraverso sculture

  • in Italia, queste raffigurazioni sono realizzate per mezzo della pittura, oltre alla scultura, che anche in Italia continua ad essere utilizzata sia come complemento all'architettura, sulle facciate e sui capitelli, sia come rappresentazione autonoma.​

     La pittura di questo periodo si trasforma, rispetto a quella del periodo bizantino e romanico. 

Da un lato, lo stile gotico internazionale influenza le raffigurazioni: nei dipinti vediamo elementi caratteristici dell'architettura, come gli archi a sesto acuto, e le figure appaiono allungate, aggraziate ed eleganti. Questo modo di dipingere influenza in particolare la SCUOLA SENESE (= di Siena).

      A Firenze, invece (SCUOLA FIORENTINA), Cimabue, prima, e Giotto, poi, iniziano una vera e propria rivoluzione che aprirà la strada al Rinascimento: il paesaggio e i personaggi vengono descritti in modo sempre più realistico e si cerca il modo di esprimere attraverso i gesti e le espressioni dei volti le emozioni.     

L'arte e gli artisti nel Medio Evo

         Oggi siamo abituati a pensare agli artisti come persone molto speciali, dotate di particolari talenti, ma nel Medio Evo non era così.

La parola ARTE era collegata alle associazioni corporative di mercanti e artigiani. Gli artisti erano considerati 'artefici' cioè letteralmente persone che lavoravano con le mani, quindi artigiani. In questa categoria c'erano pittori, scultori e architetti.

        Il principale committente era la Chiesa che si serviva dell'opera degli artisti per divulgare i propri insegnamenti ad un pubblico per lo più analfabeta. 

Per tutto il Duecento gli artisti vennero considerati di rango inferiore rispetto a tutti coloro che praticavano le cosiddette 'arti liberali'i quali si servivano della comunicazione scritta, destinata ai pochi che al tempo erano in grado di leggere e di scrivere.

         Nel Trecento le cose cominciano a cambiare e Giotto è il primo artista che dimostra consapevolezza delle proprie capacità firmando le proprie opere e pian piano si cominciano a considerare pittori, scultori e architetti come persone che non solo sono abili nell'utilizzo delle tecniche, ma che utilizzano anche l'intelligenza per la realizzazione delle loro opere.

       Questa nuova considerazione porterà ad un miglioramento del prestigio degli artisti nella società del tempo e anche ad un miglioramento economico.

Per capire la portata dei cambiamenti, facciamo un confronto tra alcune opere.
  • la prima opera è un mosaico bizantino  che raffigura Teodora, moglie dell'imperatore Giustiniano, dalla Basilica di San Vitale a Ravenna. È un mosaico in cui le figure sono molto statiche, sembrano messe in posa. Lo sfondo è fatto d'oro

  • la seconda opera è sempre un mosaico dal catino absidale del Duomo di Cefalù, con la rappresentazione del Cristo Pantocratore (= onnipotente). Anche in questo caso abbiamo una grande abbondanza di oro. La figura del Cristo è molto dettagliata e, nonostante i panneggi elaborati, continua ad essere statica. (periodo romanico)

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Ora confrontiamo alcune opere della Scuola Senese e della Scuola Fiorentina.

La Scuola senese mantiene un contatto più diretto con l'arte bizantina e col gotico francese:

  • eleganza,

  • figure allungate,

  • sfondi oro

La Scuola fiorentina, con Cimabue e Giotto, cerca una umanità più terrena, realistica:

  • il paesaggio è terrestre con animali, piante e scorci di città

  • i personaggi sono meno evanescenti

  • sui volti compaiono le emozioni

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Giotto di Bondone, Annunciazione  (1303 -1305), affresco dalla Cappella degli Scrovegni, Padova

Simone Martini, Annunciazione (1333), tempera su tavola (184 x 210 cm), Galleria degli Uffizi, Firenze

Cimabue e Giotto

Giotto è l'atista che prepara la strada al rinnovamento del Rinascimento. Pittore e architetto (suo è il Campanile della Basilica di Santa Maria del Fiore di Firenze), grazie agli insegnamenti del suo maestro Cimabue, si allontana gradualmente dalla visione codificata dei modelli bizantini e cerca di avvicinarsi sempre più ad una rappresentazione fedele della realtà.

In generale, Giotto

  • Diminuisce l'utilizzo dell'oro nei suoi dipinti

  • cerca di dare consistenza plastica alle figure

  • inserisce le scene in paesaggi e scorci cittadini cercando anche di restituire una visione prospettica (dobbiamo ricordare che la prospettiva non è stata ancora descritta in modo preciso e si dovrà attendere fino alla metà del '400 quando Filippo Brunelleschi la descrive).

Crocifisso di Santa Croce, Cimabue (1272-1280); tempera su tavola; 448 x 390 cm, Museo di Santa Croce, Firenze

immagine: licenza Creative Commons

Nel crocefisso di Giotto la posa è sicuramente meno elegante, ma percepiamo con maggior forza il peso del corpo che determina l'abbassamento delle braccia.

Osserva come i muscoli del petto siano in tensione. Osserva anche che Giotto sceglie di rappresentare i piedi sovrapposti e fissati da un unico chiodo. Il sangue cola dalle ferite, la testa è reclinata in avanti.

Sotto la croce si vede una forma trapezoidale che contiene una roccia e alla base della roccia un cranio: questo elemento rappresenta il Golgota, cioè il monte sul quale è avvenuta la crocifissione (in ebraico il termine significa cranio).

Come sempre, esaminiamo e confrontiamo alcune opere per comprendere meglio le novità introdotte.

        Cimabue, come puoi vedere nel Crocifisso qui riportato, partendo dai modelli bizantini, inizia ad inserire degli elementi che possano trasmettere maggiore coinvolgimento emotivo, come la curvatura del corpo e utilizzando il chiaroscuro (cioè le ombre) riesce a dare al corpo maggiore tridimensionalità. Osserva però che la figura del Cristo ha delle proporzioni molto allungate, come avveniva nello stile bizantino e la ricerca dell'eleganza ne fa una rappresentazione spirituale.   

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Giotto, Crocifisso di Santa Maria Novella (1290-95); tempera e oro su tavola; 578 x 406 cm, Santa Maria Novella Firenze

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ciclo pittorico = è un insieme di dipinti caratterizzati da un tema comune, realizzati dallo stesso artista e collocati in uno stesso luogo

I cicli pittorici, nei quali possiamo vedere maggiormente le novità e la grandezza di questo artista, si trovano concentrati in due luoghi: ad Assisi nella Basilica di San Francesco e a Padova, nella Cappella degli Scrovegni.

        Giotto, come già detto, è il primo artista che, consapevole della propria bravura, firma le sue opere. I grandi cicli di affreschi richiedono un lungo lavoro di preparazione delle superfici e dei materiali necessari alla pittura, oltre che la progettazione delle diverse scene. Giotto crea una bottega nella quale lavorano diversi allievi e aiutanti. Il lavoro è suddiviso in base alle competenze e alle esigenze. In questo modo, Giotto, caratterizzato da un forte spirito imprenditoriale, riesce a far fronte alle commissioni ricevute.

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Giotto, Compianto sul Cristo morto (1303 -05); affresco; Cappella degli Scrovegni, Padova

immagine di Gennadii Saus i Segura, licenza Creative Commons

Analisi dell'opera

      Le scene presenti nella Cappella degli Scrovegni sono suddivise in riquadri circondati da cornici. 

      Il riquadro che stiamo analizzando ha una forma quadrata.

      La scena è ambientata in un esterno: lo sfondo presenta una salita rocciosa che taglia in diagonale la scena e si conclude con un albero spoglio.

Questo elemento divide idealmente la scena in due parti: in alto vediamo un gruppo disordinato di angeli che osservano disperati la scena rappresentata in primo piano. Ogni angelo è caratterizzato in modo diverso ed esprime il proprio dolore con gesti molto forti.

      In primo piano vediamo Maria che sorregge il corpo di Gesù.

       Maria è accompagnata da molte altre donne: ne vediamo un gruppo in secondo piano e altre in primo piano. A destra in secondo piano, vediamo alcune figure maschili. Ogni figura è caratterizzata da una gestualità con la quale Giotto rappresenta la sua personale partecipazione al dolore di questo momento.     

     

       Osserva i gesti di ciascun personaggio e l'espressione dei volti. Il modo in cui Giotto rappresenta le emozioni è un elemento nuovo nella pittura: mentre nel periodo precedente le figure dovevano esprimere la superiorità spirituale, qui Giotto rappresenta invece una umanità vera e semplice.

Nella scena compaiono due figure sedute per terra di spalle: questa è una novità nella pittura del tempo: Giotto non vuole rappresentare i singoli santi, ma vuole rendere con naturalezza una scena di cui è spettatore.

       

       Il taglio diagonale dello sfondo, così come la postura e la disposizione dei diversi personaggi creano una composizione dinamica.

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Basilica Superiore di San Francesco ad Assisi, Il presepio di Greccio, Giotto (1295 - 99); affresco 230 x 270 cm

Licenza Creative Commons 

Osserva gli elementi che descrivono l'ambiente in cui è collocata la scena della sacra rappresentazione:

è facile rendersi conto che gli edifici hanno dimensioni ridotte: si tratta infatti di edifici in legno realizzati come scenografia.

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Giotto, infatti, si ispira proprio alle sacre rappresentazioni che ebbero origine in Italia dal Presepe di Greccio realizzato da San Francesco nel 1223: si trattava di un presepe vivente in cui diversi personaggi rappresentavano la nascita di Gesù e declamavano dei testi in volgare (= l'italiano del tempo).

Natività di Maria, Giotto (1303-05 ca.); affresco dalla Cappella degli Scrovegni di Padova

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Il Giudizio Universale

       Siamo sempre a Padova, nella Cappella degli Scrovegni. Sul muro di fondo nel quale si apre il portale d'ingresso alla chiesa è collocato l'affresco che rappresenta il Giudizio Universale. L'affresco occupa l'intera parete ed è occasione per Giotto di grandi invenzioni fantastiche.

       L'dea di per sé non è totalmente originale e sicuramente Giotto si ispira ad un bellissimo mosaico veneto-bizantino che si trova nella Basilica di Santa Maria Assunta sull'isola di Torcello, nella laguna veneta.

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Particolare del Giudizio Universale nella Basilica di Santa Maria Assunta, Torcello (Venezia); seconda metà dell'XI e seconda metà del XII secolo.

foto di Sailko, Licenza Creative Commons

Osserva come dalla figura di Cristo racchiuso nella mandorla scende un fiume di sangue che si trasforma in fuoco e scende fino all'inferno

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Giotto, Giudizio Universale; affresco, Cappella degli Scrovegni, Padova

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