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Il Romanico

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L’Europa occidentale nell’XI secolo vive un periodo di rinascita: la fine delle invasioni causa una ripresa dell’agricoltura e dei commerci che porta gli uomini a fuggire dal dominio dei signori feudali nei castelli e a raccogliersi nelle città, che sono luoghi di mercato, per potervi esercitare liberamente i propri mestieri; nelle città si sviluppa, poi, il desiderio di indipendenza e di poter prendere insieme, come uomini liberi, tutte le decisioni politiche ed economiche: nascono così i Comuni, in cui la classe dominante è la borghesia, cioè l’insieme degli abitanti del burg (la città) che si guadagnano la vita lavorando, spesso in conflitto con l’autorità del Papa o dell’Imperatore. Nel processo di rinascita dopo l’anno 1000 ha un’importanza fondamentale l’attività dei monaci che, riuniti nelle abbazie, provvedono a recuperare i terreni abbandonati precedentemente, a mantenere la cultura antica e ad assistere ed aiutare la popolazione anche fornendo assistenza medica; nel complesso l’arte, la cultura e l’insegnamento dipendono dalla Chiesa che li usa come mezzo di controllo della popolazione.

Basilica di Sant'Ambrogio, Milano

       La basilica di Sant'Ambrogio (nome originario paleocristiano Basilica Martyrum), è una delle più antiche chiese di Milano. È tradizionalmente considerata la seconda chiesa per importanza della città dopo il Duomo di Milano.

Venne costruita tra il 379 e il 386 in epoca romana tardoimperiale per volere del vescovo di Milano Ambrogio, nell'epoca in cui la città romana di Mediolanum (la moderna Milano) fu capitale dell’Impero Romano d'Occidente (ruolo che ricoprì dal 286 al 402). La basilica viene costruita nell’area della necropoli che sorgeva fuori dalle mura della città romana.

         Nel 386 vengono ritrovati i corpi di due giovani martiri cristiani, Gervasio e Protaso. Ambrogio ordina il loro trasferimento nella nuova basilica che viene a loro dedicata. Lo stesso Ambrogio verrà sepolto qui, accanto ai due martiri (397).

         Nel 784 l’arcivescovo di Milano Pietro fonda il monastero benedettino intitolato ai santi Protaso, Gervasio e Ambrogio, accanto alla basilica. Tra l’824 e l’859, l’arcivescovo Angilberto II commissiona a Vuolvino la realizzazione dell’altare d’oro dove vengono trasferite le spoglie dei santi. Contemporaneamente si procede alla ricostruzione della chiesa (atrio e campanile dei monaci), dove verranno sepolti alcuni membri della famiglia di Carlo Magno. In epoca altomedievale (476 – 1000), diviene la sede dell’incoronazione a re d’Italia degli imperatori del Sacro Romano Impero (dal 961, incoronazione di Ottone I). L’incoronazione avveniva il giorno dell’Epifania con la corona ferrea. Era anche il luogo in cui avveniva l’investitura dei cavalieri.

         Della chiesa originale paleocristiana del IV secolo la nuova basilica eredita la pianta a tre navate senza transetto. Tra il 1088 e l’inizio del XII secolo, la basilica viene ricostruita completamente secondo lo stile Romanico. Si tratta del primo esempio di Romanico lombardo e sarà modello per tutte le chiese dell’Italia settentrionale. Al termine di ciascuna navata viene costruita un’abside semicircolare e davanti alla chiesa viene aggiunto il quadriportico. (Sin dal quadriportico vediamo gli elementi caratteristici dello stile romanico

  •  archi a tutto sesto,

  • volte a crociera costolonate,

  • pilastri cruciformi che scaricano il peso dell’edificio sulle pareti esterne.)

Quadriportico (nartece o atrio)

Costruito tra il IX e il XII secolo, originariamente era il luogo in cui si radunavano coloro che si preparavano a ricevere il battesimo. Nel medioevo diventa luogo di ospitalità dei pellegrini, luogo di mercato, di pubbliche assemblee oltre che di sepoltura.

       È formato da tre bracci che si innestano sulla facciata. Il portico è sostenuto da pilastri a fascio con capitelli romanici, collegati da archi a tutto sesto e coperto da volte a crociera costolonate. Le decorazioni a bassorilievo sul portale (archivolto e architrave) sono caratterizzati da motivi a intreccio vegetale con animali. Al centro è rappresentato l’agnello, simbolo di Cristo (Agnus Dei).

Facciata

La facciata è a capanna, tipica del romanico lombardo e presenta due logge sovrapposte. La loggia inferiore presenta tre arcate con al centro il portale d’ingresso. La loggia superiore ha invece arcate che seguono il profilo spiovente del bordo superiore della facciata. Dalla loggia superiore della facciata il vescovo di Milano dava la sua benedizione ai cittadini, mentre le cariche pubbliche potevano parlare con la folla. La facciata è fiancheggiata da due campanili, uno dei monaci, a destra (IX – X secolo) e uno dei canonici (XII secolo), a sinistra.

La navata centrale è doppia rispetto a quelle laterali ed è divisa in quattro campate quadrate, tre coperte da volte a crociera costolonate, una aperta nel tiburio. Le volte sono sorrette da grandi pilastri a fascio su cui si imposta un vasto matroneo. All’interno sono conservati capolavori che testimoniano la secolare storia della chiesa di Ambrogio come centro dell’identità civile e religiosa di Milano. Costruita nel tipico laterizio rosso, la Basilica di Sant’Ambrogio è considerata il modello dell’architettura romanica lombarda.

Sarcofago di Stilicone (generale romano)

Il sarcofago è del IV secolo è una delle poche testimonianze della basilica costruita da Ambrogio. Appartiene alla tipologia dei “sarcofagi a porte di città” per la presenza di porte turrite sullo sfondo. Il fronte verso la navata è occupato dalla Traditio legis: Cristo, seduto tra gli apostoli, consegna a Pietro la Legge; sul fronte opposto, un giovane Cristo insegna. Sui lati minori ci sono scene bibliche, tra cui una delle prime Natività di Cristo in Occidente. Nel XII secolo il sarcofago venne inglobato nel pulpito romanico, da cui il lettore proclamava la parola durante le celebrazioni. È decorato con animali simbolici e figure umane che sorreggono le strutture architettoniche (telamoni).

 

Altare d’oro (altare di Sant’ambrogio)

Capolavoro dell’arte carolingia. Venne realizzato tra l’824 e l’859 da Vuolvino. È un altare reliquiario in cui si trovano i corpi di Ambrogio, Protasio e Gervaso.

        L’altare è costituito da una cassa di legno rivestita di pannelli in oro e argento lavorati a sbalzo e impreziositi da smalti, gemme, perle e coralli.

Sulla parte frontale, in oro, sono raffigurate scene della vita di Cristo. Sulla parte posteriore, in argento dorato, è raffigurata la vita di Sant’Ambrogio. Sui lati minori sono rappresentati i santi della Chiesa milanese. Sui portelli di accesso al sarcofago, sono rappresentati Volvino e Angilberto I (arcivescovo di Milano e committente) mentre ricevono la corona da Ambrogio.

Ciborio

Sopra l’altare, quattro colonne tardoantiche in porfido rosso, probabilmente di età carolingia, sostengono una copertura. Alla fine del X secolo, la parte frontale viene decorata a stucco col tema della Traditio Legis in cui Cristo consegna le chiavi dei cieli a san Pietro e il rotolo della legge a san Paolo.

Al di sopra dell’altare, in corrispondenza del ciborio, si apre la cupola ottagonale. Dall’esterno è visibile il tiburio, pure ottagonale, decorato con due ordini di loggette cieche in cui si aprono finestre di forme diverse (una per lato) per illuminare l’interno della cupola.

Mosaico Absidale

Il mosaico absidale è stato più volte modificato nel tempo. La scena centrale col Cristo pantocratore benedicente, i martiri Protaso e Gervaso incoronati dagli arcangeli, è di epoca tardo-bizantina; i medaglioni dei santi Marcellina e Satiro (sorella e fratello di Ambrogio) e di Candida sono dell’XI secolo. Ai lati: Ambrogio, apparentemente assopito durante la messa a Milano (a destra), contemporaneamente celebra a Tours i funerali di san Martino (a sinistra). L'iconografia degli episodi laterali sottolinea il legame tra Ambrogio e Martino, santo patrono dell’impero franco, sviluppato nel IX secolo dall’arcivescovo di Milano Angilberto II per integrare la Chiesa milanese nel progetto politico e religioso carolingio. L’aspetto attuale del mosaico è frutto del rifacimento quasi totale dell’abside a seguito dei rovinosi bombardamenti del 1943.

Sacello paleocristiano di San Vittore in Ciel d’Oro

Si tratta di uno degli antichi edifici che ricordavano i martiri sepolti nella necropoli prima della costruzione della Basilica Martyrum. Questo ambiente è oggi collegato con la basilica. Sant’Ambrogio vi aveva fatto seppellire il fratello Satiro (†378) accanto alle spoglie del mauritano Vittore.

La cupola è costruita con una struttura leggera di tubi in terracotta; l’interno è rivestito con preziosi mosaici databili al V-VI secolo. Sulla cupola dorata è raffigurato il patrono Vittore, con la corona gemmata propria dei martiri; sulle pareti campeggiano le coppie di martiri della Chiesa milanese Nabore e Felice e Protaso e Gervaso, accompagnati rispettivamente dal vescovo Materno e da Ambrogio, i due vescovi che ne ritrovarono i corpi. L’immagine di Ambrogio mostra caratteri di accentuato realismo: è probabile che derivi da un ritratto ufficiale del santo, eseguito in età giovanile mentre era ancora governatore. Si tratta della più antica raffigurazione conosciuta del santo milanese.

Duomo di Milano

La Basilica di San Marco a Venezia

Duomo di Monreale (Palermo)

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