Roman art
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The history of Rome goes from 753 BC (year of the mythical foundation by Romulus) to 476 AD (fall of the Roman Empire at the hands of Odoacer) ._ cc781905-5cde-3194-bb3b- 136bad5cf58d_
In the first two centuries Rome was governed by a monarchical system followed by a long republican period which lasted until the end of the first century BC. charges were concentrated in the hands of Octavian who chose the title of Augustus (= the one who possesses the authority), starting the imperial era .
L'eredità degli Etruschi
Nella penisola italica si erano stanziati diversi popoli fin dal Paleolitico che avevano dato origine a civiltà differenti. Mentre i Greci, nell'VIII secolo a.C., colonizzavano quei territori dell'Italia meridionale e della Sicilia che avrebbero preso il nome di Magna Grecia, e mentre in Sardegna si sviluppava la civiltà nuragica, tra Emilia-Romagna, Lazio e Toscana, gli Etruschi dettero vita ad una cultura originale, pur con influenze greche.
L'origine di questo popolo è ancora oggetto di indagini: sebbene ci restino notevoli testimonianze materiali, la loro lingua scritta è stata decifrata solo in parte, o meglio, i testi scritti che ci sono arrivati contengono per lo più elenchi di nomi, cariche onorifiche, nomi di divinità o di festività religiose. Mancano invece testi più complessi che raccontino la vita e la cultura di questo popolo.
Sappiano che erano organizzati in città indipendenti governate da un signore che prendeva il nome di lucumone; erano accomunate da lingua, religione e costumi.
Il momento di massimo splendore di questa civiltà si ebbe tra il VII e il VI sec. a.C. quando impose il proprio dominio su Roma. Tra i famosi sette re di Roma troviamo infatti Tarquinio Prisco, Servio Tullio e Tarquinio il Superbo, tutti di origine etrusca.
Gli Etruschi svilupparono conoscenze tecniche che verranno largamente impiegate dai Romani e il popolo stesso si fonderà con quello romano.
Esperti nella lavorazione del ferro, e più in generale dei metalli, ricordiamo che frequentarono i nostri territori per procurarsi il ferro proveniente dalla Valle Trompia che veniva scambiato con vari prodotti; primo tra tutti il finissimo vasellame caratteristico di questa civiltà: il bucchero, una ceramica sottilissima di colore nero ottenuta con un procedimento particolare in assenza di ossigeno.
Si distinsero nel campo che oggi chiameremmo dell'ingegneria idraulica progettando sistemi di bonifica di territori paludosi, deviazione di fiumi, costruzione di canali artificiali, gallerie, pozzi, cisterne, acquedotti, sistemi di scolo dell'acqua piovana, fognature e strade,
L'invenzione per la quale sono sicuramente più conosciuti è l'arco a tutto sesto con cui realizzarono porte di città e ponti.
Perugia, la Porta pulchra parte delle antiche mura della città e una porta etrusca perfettamente conservata e tutt'ora utilizzata. (seconda metà del III sec. a.C.)
Canino (Viterbo), Ponte dell'arcobaleno (anche detto del diavolo), costruito dagli etruschi nel III sec. a.C.
In campo artistico gli Etruschi eccellono nella terracotta con cui realizzano grandi statue, sarcofagi e le decorazioni dei frontoni dei loro templi.
Apollo di Veio, terracotta, altezza 180 cm, VI sec. a. C.; Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia (Roma)
Sarcofago degli sposi (VI sec. a.C.), terracotta, 140 x 220 cm, Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia di Roma
Frontone del Tempio di Talamone (150 a. C.), Terracotta; Museo Nazionale Archeologico di Firenze
Molto particolari sono i 'canopi etruschi', vasi funerari utilizzati nelle sepolture ad incinerazione (i vasi, cioè, contenevano le ceneri dei defunti). Questi vasi erano caratterizzati da una copertura che rappresentava una testa umana. Talvolta, il vaso era accompagnato anche da braccia e poteva essere collocato su una specie di trono. Le teste potevano essere accompagnate da elementi metallici come orecchini e talvolta sul volto venivano aggiunte delle maschere.
Sempre rimanendo nel campo della terracotta, famosissimi sono i buccheri. Si tratta di una particolare varietà di vasi di colore nero e di forme varie. Una caratteristica particolare di questi vasi è la sottigliezza delle pareti. Il colore nero deriva da un particolare tipo di cottura in assenza di ossigeno.
Questo tipo di cottura trasformava l'ossido ferrico contenuto nell'argilla in ossido ferroso, una vera e propria reazione chimica che modificava la terracotta anche all'interno e non solo in superficie.
Gli etruschi amavano molto il bronzo, ma si trattava di un materiale prezioso, quindi inventarono questo particolare procedimento per creare degli oggetti che sembrassero fatti di bronzo.
A sinistra la molecola di Ossido ferrico (Fe2O3); a destra la molecola di ossido ferroso (FeO)
Chimera di Arezzo, bronzo (IV sec. a. C.); Museo Archeologico Nazionale di Firenze
Lupa Capitolina, bronzo (V sec. a. C.), lunghezza 75 cm; Musei Capitolini di Roma
La città romana
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La città romana replica l'organizzazione del castrum, cioè dell'accampamento militare romano.
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È suddivisa da strade che si incrociano ad angolo retto.
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Le strade che vanno da nord a sud si chiamano cardi, mentre quelle che vanno da est ad ovest si chiamano decumani.
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Al centro della città romana si incrociano il cardo massimo e il decumano massimo. Nel punto di intersezione c'è la piazza del foro con gli edifici più importanti della città.
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La piazza del foro è chiusa da un lato dall'edificio della basilica, disposta in orizzontale. Sul lato opposto, generalmente c'è il tempio.
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La piazza del foro è generalmente circondata da portici sotto i quali si aprono botteghe in cui si possono trovare merci provenienti dalle diverse parti dell'impero. Sono generalmente merci preziose.
La Piazza del Foro
Capitolium
Teatro
Decumano massimo (Via Musei)
Portici del Foro
Basilica
Ricostruzione della Piazza del Foro di Brixia
La basilica romana
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Edificio rettangolare che chiudeva la piazza del foro.
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ingresso sui lati lunghi dell'edificio
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absidi sui lati corti
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file di colonne che dividono lo spazio in navate
Edificio di uso civile: la basilica è una piazza coperta usata per incontrarsi e fare affari; è anche la sede del tribunale dove l'imperatore o i suoi rappresentanti amministrava la giustizia.
In una delle absidi stava la statua dell'imperatore; dal lato opposto c'era un seggio su cui si sedeva l'imperatore (o un suo rappresentante) durante i processi.
Basilica Ulpia: chiudeva il lato nord-occidentale del Foro di Traiano
La casa romana
I Romani hanno diverse tipologie di abitazioni:
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la villa, che è sostanzialmente una casa di campagna circondata da terreni produttivi. Una parte era dedicata all'abitazione del proprietario, mentre il resto era destinato alle attività produttive e come abitazione degli schiavi che coltivavano i campi e allevavano gli animali
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l'insula, che corrisponde ad un 'condominio' popolare in cui vivevano le persone meno ricche che non potevano permettersi di costrursi un'abitazione indipendente; a seconda della disponibilità economica, coloro che abitavano nell'insula potevano occupare una o più stanze. Vi erano, inoltre, spazi comuni e negozi, collocati al piano terra con apertura sulla strada. A causa dei frequenti incendi, agli abitanti dell'insula era proibito cucinare nelle proprie stanze. Si cucinava generalmente nel cortile interno.
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la domus, è invece una casa patrizia di città.
La domus è un edificio generalmente a due piani.
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Non è decorato all'esterno, ma anzi è nascosto, poco appariscente e,
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al piano terra, privo di finestre che possano dare sulla strada per garantire la riservatezza della famiglia.
La descrizione che segue si basa essenzialmente sulla cosiddetta Domus di Dioniso, una delle due abitazioni patrizie che fanno parte del percorso museale di Santa Giulia a Brescia. Il Monastero di Santa Giulia e San Salvatore costruito da Desiderio, ultimo re dei Longobardi nel 753 d.C., sorge infatti su un quartiere patrizio composto da diverse domus che si dispiegano per ben 10.000 metri quadrati sotto tutto il complesso museale, lungo l'antico decumano massimo, strada orientata da est ad ovest.
Alla Domus di Dioniso si accede attraverso un cardo minore (strada orientata da nord a sud).
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Sulla facciata della domus si aprono a destra e a sinistra due tabernae, cioè due negozi. Questi ambienti non comunicano con l'interno della casa.
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Tra le due tabernae ci sono le fauces, cioè l'ingresso della domus. Il termine latino indica la bocca (in italiano rimangono i termini 'fauci' - bocca di un animale feroce e 'foce' - la parte terminale del fiume che si getta in mare). L'ingresso alla casa è protetto da un portone di legno.
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Il cuore della casa romana è l'atrio, una stanza solo parzialmente coperta da un tetto spiovente (compluvium), spesso sorretto da colonne. Si ha quindi una stanza con un portico che gira tutto intorno e che ha un'apertura centrale che permette alla pioggia di essera raccolta in una vasca profonda solo pochi centimetri (impluvium) collegata ad una cisterna che si trova nel piano interrato. La cisterna permette di conservare l'acqua e di tenerla fresca anche d'estate.
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Questo sistema di accumulo dell'acqua era molto importante perché era spesso la sola acqua che avevano a disposizione per tutti gli usi.
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L'atrio è anche l'unica fonte di aria e luce naturale delle stanze che lo circondano al piano terra.
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Il termne che dà il nome a questa stanza viene da un aggettivo latino (ater) che vuol dire scuro. Sembra strano dal momento che è la stanza più luminosa della casa. Il motivo di questo nome è legato al fatto che nell'atrio è collocato un fuoco dedicato alla dea Vesta, protettrice della casa, che rimane sempre acceso. Di giorno è compito della matrona, la padrona di casa, tenerlo acceso, mentre di notte se ne occupa una schiava.
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Sempre nell'atrio è generalmente collocato il lararium, un piccolo tempio domestico caratterizzato da colonnine sormontate da un timpano e dotato di porticine che potevano essere chiuse. Nel larario ci sono piccole statue di divinità cui gli abitanti della casa erano devoti. Piccole lucerne erano accese in onore delle divinità.
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Sempre nell'atrium era presente anche un armadio in cui erano conservate le maschere funerarie in cera che riproducevano il volto dei parenti defunti. Le maschere erano identificate con dei cordoncini rossi cui erano legate delle targhette col nome degli antenati)
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Sull'atrio si aprono altre stanze: quelle il cui pavimento era semplice, non decorato, erano stanze di servizio, utilizzate dagli schiavi; quelle col pavimento a mosaico erano invece riservate alla famiglia padronale.
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Il tablinum era una stanza con una grande apertura rivolta verso l'atrium: nel tablinum c'è un tavolo e possiamo dire che si tratta di una stanza polifunzionale. Nel tablinum, infatti, la mattina si radunava la famiglia per la colazione; dopo colazione diventava lo studio del padrone di casa che qui riceveva le persone che volevano parlare con lui. In questa stanza c'era una cassapanca contenente i documenti importanti della famiglia.
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sull'atrio si apre anche la stanza più grande e più ricca della domus romana, il triclinium. Il triclinio è la sala dei banchetti in cui vengono collocati i letti triclinari su cui i romani mangiano in posizione semi-sdraiata. Al banchetto partecipavano uomini e donne. Queste ultime, però ad un certo punto si ritiravano nel tablinum, dove continuavano a stare insieme con le ospiti.
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Accanto al tablinum c'era una culina (= cucina), spesso collegata, come a Brescia, con una dispensa. La culina aveva un'apertura nel soffitto da cui si faceva uscire il fumo.
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Nella Domus di Dioniso, di Brescia la culina è anche il luogo in cui si alimenta il sistema di riscadamento a pavimento della camera da letto padronale. Il riscaldamento ad ipocausto prevede che il pavimento della stanza sia più alto e sostenuto da una serie di colonnine fatte di mattoni. In questa intercapedine si faceva passare aria calda che saliva anche attraverso le pareti che contenevano delle sorte di tubature che permettevano così di riscaldare anche le stanze vicine.
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La camera da letto (cubiculum) conteneva solo il letto, una cassapanca e un armadio.
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La struttura della domus al piano terra era generalmente fatta di pietra o mattoni; una scala collegava il piano terra col primo piano sul quale si trovavano altri ambienti. Il secondo piano era generalmente costruito in legno.
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Alcune case avevano anche un cortile interno circondato da un portico sostenuto da colonne (peristilio) al centro del quale c'era un piccolo giardino. Talvolta la casa aveva un vero e proprio viridarium - un ampio giardino con alberi, sotto i quali rilassarsi nel periodo estivo, alberi da frutto e un orto con piante utilizzate in cucina e per uso medicinale.
La Domus delle Fontane, molto più grande della Domus di Dioniso, è dotata di molte più stanze tra cui diversi triclini, stanze da letto riscaldate, un nynpaeum (sorta di giardino interno con piante in vaso e una fontana molto scenografica caratterizzata da mosaici in pasta di vetro blu e conchiglie) un grande viridarium.
Il teatro
L'anfiteatro
Le terme
Il Pantheon
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Il Pantheon è un tempio dedicato a tutti gli dei; si trova a Roma e ci è arrivato praticamente intatto.
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L'imponente portone d'accesso in bronzo è ancora quello originale di epoca romana.
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Davanti all'ingresso c'è un pronao rettangolare ottastilo, che presenta, cioè, otto colonne nella parte frontale.
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Le colonne monolitiche sono in granito egizio, sono lisce e sono sormontate da capitelli corinzi su cui poggiano la trabeazione e il timpano.
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Il tempio vero e proprio ha pianta circolare, ispirato ai grandi mausolei funerari degli imperatori.
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L'interno, pavimento e pareti, è arricchito con lastre di marmi colorati con motivi geometrici.
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La cupola è realizzata in un pezzo unico grazie al calcestruzzo leggero, inventato dai romani, in cui è presente la pozzolana - pietra leggera di colore rosso e di origine vulcanica.
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Al centro della cupola a cassettoni c'è una grande apertura, l'oculo' che permette l'accesso della luce naturale.
Ara Pacis
L'Ara Pacis Augustae (Altare della pace di Augusto) è un antico altare fatto costruire a Roma nel 9 a.C. dal primo imperatore romano Augusto, dedicato alla Pace (in latino Pax, intesa come divinità).
Originariamente posto in una zona del Campo Marzio consacrata alla celebrazione delle vittorie, il luogo era emblematico perché posto a un miglio romano (1.472 m) dal pomerium, limite della città dove il console di ritorno da una spedizione militare perdeva i poteri ad essa relativi (imperium militiae) e rientrava in possesso dei propri poteri civili (imperium domi).
Questo monumento rappresenta una delle più significative testimonianze pervenuteci dell'arte augustea e intende simboleggiare la pace e la prosperità raggiunte come risultato della Pax Romana.
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Nel Medioevo l'Ara Pacis, come molti altri monumenti di epoca romana, fu usata come una "cava di marmo": il marmo venne utilizzato per fabbricare altre costruzioni.
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Verso la metà del 1500 ci fu la prima riscoperta in tempi recenti dei resti dell'Ara Pacis, ritrovata sotto un palazzo a poche centinaia di metri a sud est di dove il monumento fu in seguito ricostruito e restaurato. I marmi decorati a bassorilievo entrarono a far parte di importanti collezioni (a Firenze nelle collezioni medicee poi confluite nella Galleria degli Uffizi; un frammento si trova ora al Museo del Louvre di Parigi e un altro ai Musei Vaticani).
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Seguirono nei secoli successivi diverse campagne di scavo e progetti di ricostruzione dell'antico monumento.
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Il museo dell'Ara Pacis e la ricostruzione del monumento, attualmente visitabile, vennero completate nel 2006 su progetto di Richard Meier.
Saturnia Tellus (l'età di Saturno) è una complessa allegoria di una mitica terra dell'Età dell'oro. Si tratta di una delle decorazioni a bassorilievo meglio conservate dell'Ara Pacis.
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Il rilievo rappresenta una grande figura femminile seduta con in grembo due putti e alcune primizie.
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Ai lati si trovano due ninfe seminude, una seduta su un cigno in volo, simbolo dell'aria, e l'altra su un drago marino, simbolo del mare; questi due animali evocano la serenità della pace in terra e in mare.
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Anche il paesaggio ha elementi allegorici: a sinistra è fluviale, con canne e un'oinochoe (anfora) dal quale fluisce l'acqua, al centro è roccioso con fiori e animali (una giovenca accasciata e una pecora che pascola), mentre a destra è marino.
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L'interpretazione della scena non è univoca: la figura centrale potrebbe essere una Venere Genitrice o una personificazione dell'Italia, o forse ancora della Pax: forse queste interpretazioni erano fuse in un'ideologia ambivalente della Pax Romana dell'epoca di Augusto.
Pompei ed Ercolano
La scultura romana
Augusto di Prima Porta (I secolo d.C., marmo, altezza 204 cm; Musei Vaticani
Gli archeologi trovarono la statua di Augusto di Prima Porta il 20 aprile 1863 presso la Villa di Livia. L’abitazione di Livia Drusilla, moglie di Augusto era costruita nei pressi di Prima Porta. Forse l’autore che oggi rimane sconosciuto era uno scultore greco. La statua di Augusto si trova ai Musei Vaticani presso Città del Vaticano.
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Augusto è raffigurato in piedi con il braccio destro alzato. L’imperatore indossa una lorica, una corazza da legionario molto decorata sul davanti.
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Sotto la corazza porta poi una tunica corta militare. Augusto inoltre indossa un paludamentum cioè un mantello intorno ai fianchi. Un lembo del mantello è portato sul davanti e ricade sulla mano sinistra.
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L’imperatore sempre nella mano sinistra impugna una lancia.
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Un bambino che rappresenta Eros a cavallo di un delfino è scolpito vicino alla gamba destra.
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La posa assunta dell’imperatore era tipicamente utilizzata per richiedere il silenzio prima dell’incitamento dell’esercito in battaglia (allocutio).
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L’Eros che compare ai piedi della statua di Augusto è un simbolo della nascita della dea Venere che sorse dalle acque. Questo particolare ricorda l’ascendenza di Augusto che apparteneva alla gens Iulia. L’imperatore, quindi, vantava una diretta discendenza da Venere. La dea, infatti, era madre di Enea che a sua volta era padre di Ascanio o Iulo.
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La statua è propagandistica, cioè serve a rafforzare l'idea del potere politico dell'imperatore. I Romani realizzavano statue di questo genere in tutte le città dell'impero, in modo che ovunque si ricordasse chi deteneva il potere.
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I rilievi che decorano la lorica di Augusto fanno riferimento alla storia e all’ideologia dell’Imperatore. In alto è raffigurata la personificazione del caelum. Al di sotto poi vola la quadriga del Sole. Verso destra si trova poi la luna che è quasi del tutto coperta da Aurora.
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Al centro della lorica si trovano due personaggi. Si tratta del re dei parti, Fraate IV che restituisce le insegne sottratte ai Romani dopo la sconfitta di Crasso.
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Forse il generale romano che è accompagnato da un lupo è Tiberio che partecipò alla campagna contro i Parti. Il paludamento indossato dall’Imperatore era solitamente portato col parazonium che rappresentava il simbolo del generale romano in comando all’esercito.
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La corazza indossata da Augusto era realizzata nella realtà in pelle con inserti in metallo. Nella statua risulta però molto aderente e fa risaltare le masse muscolari del corpo.
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L’animale che accompagna il generale romano raffigurato al centro della lorica è probabilmente una Lupa che era il simbolo di Roma. Secondo altri storici si tratta invece di Augusto o di Marte dio della guerra.
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Ai lati della lorica si trovano due donne che stanno piangendo. Quella di destra porta in mano uno stendardo sul quale è rappresentato un cinghiale e la carnix, la tromba celtica a forma di drago. La donna di sinistra invece sembra sottomessa e porge un parazonium.
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Forse la prima donna rappresenta le tribù celtiche del nord-ovest della Spagna, gli asturi e i cantabri. Augusto aveva conquistato queste popolazioni. Secondo un’altra ipotesi rappresenta invece la Gallia che l’imperatore Augusto aveva riorganizzato e pacificato tra il 12 e l’8 avanti Cristo. La seconda donna invece porta un’arma, quindi, potrebbe rappresentare le tribù germaniche che abitavano tra il Reno e l’Elba.
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Sotto le figure delle donne sono presenti Apollo su un grifone e Diana seduta su un cervo. In basso, infine, si trova la dea Tellus che è simbolo di fertilità e tiene in mano una cornucopia colma di frutta. Vi sono anche due neonati che afferrano la veste della dea. I neonati che si reggono alla veste della dea ricordano le figure della Tellus Mater dell’Ara Pacis.
I ritratti romani sono molto realistici perché tramandano l'immagine di persone realmente vissute. I segni del tempo e della vita sono considerati molto importanti: un uomo raggiunge una certa posizione sociale grazie al proprio carattere e grazie a tutta una serie di esperienze anche molto difficili che lasciano il segno sul corpo.
Ritratto di Silla (I sec. a. C.), marmo; Museo Nazionale Archeologico di Venezia