Caspar David Friedrich
(Greifswald, 5 settembre 1774 – Dresda, 7 maggio 1840)
Friedrich è un artista tedesco. Dal punto di vista della tecnica, la sua pittura è molto vicina a quella dei pittori neoclassici, ma i temi dei suoi quadri sono profondamente romantici: distese infinite di mare, eventi tragici come i naufragi, paesaggi con rovine gotiche.
Georg Friedrich Kersting, Caspar David Friedrich nel suo studio (1819 ca)
Il dipinto di Georg Friedrich Kersting è un ritratto in cui vediamo Friedrich all'opera nel suo studio di Dresda, bellissima città tedesca che sorge lungo il corso del fiume Elba.
Friedrich è fermo davanti al suo cavalletto e tiene in mano la tavolozza e una lunga asta, attrezzo fondamentale per i pittori del tempo che permetteva di appoggiare il polso della mano e mantenere un segno sottile e perfettamente controllato. Lo studio è molto luminoso e si affaccia proprio sul grande fiume navigabile, popolato da piccole e grandi imbarcazioni.
Accanto, la mappa dell'isola più grande della Germania, Rügen, che si affaccia sul mar Baltico. Qui sono ambientati molti dei quadri di Friedrich: cliccando sull'immagine potrai accedere alla mappa di Google in cui sono visibili molte immagini della costa con altissime scogliere bianche da cui si domina la distesa infinita del mare.
Caspar David Friedrich, Le bianche scogliere di Rügen (1818), Collezione Oskar Reinhart Am Römerholz, Winterthur, Svizzera
Monaco in riva al mare (1808 - 10)
Caspar David Friedrich, Monaco in riva al mare (1808-10) olio su tela (110 x 171,5 cm), Alte Nationalgalerie, Berlino
Il dipinto ci colpisce immediatamente per lo spazio vuoto e la dimensione molto piccola dell'unico personaggio presente.
È chiaramente una rappresentazione del sublime: il quadro ha uno sviluppo orizzontale; la maggior parte del quadro è occupata dal cielo dell'alba con una fitta nebbia scura che ancora si addensa sopra il mare scurissimo mosso da qualche increspatura.
Il monaco si trova su un promontorio dal quale contempla l'immensità che lo circonda. La dimensione del personaggio mette in evidenza lo stato d'animo: di fronte allo spettacolo della natura, il monaco si sente piccolo.
Il quadro è ampio (171,5 cm) e trovandocisi di fronte, l'osservatore viene catturato da questo spazio immenso. I colori scuri sottolineano, ancora una volta, lo stato d'animo abbastanza drammatico del monaco: la natura è forte e dominante e l'uomo sa di non avere potere su di essa.
Caspar, David Friedrich, Il mare di ghiaccio (Il naufragio della speranza), 1822
olio su tela (98 x 128 cm)
Kunsthalle, Amburgo (Germania)
Osserviamo il quadro
Sullo sfondo vediamo una landa desolata, fredda e ghiacciata, accompagnata da un cielo livido che sembra quasi un muro impenetrabile, mentre il primo piano è dominato da lastre di ghiaccio frantumate, che per i colori utilizzati ci potrebbero sembrare macerie di un edificio. La luce è netta, la pittura nitida, tanto che la prima impressione potrebbe essere quella di trovarsi di fronte ad una fotografia.
Nella struttura dell'opera, vediamo che un gruppo di lastre in secondo piano ha una direzione prevalente di tipo diagonale da destra verso sinistra. L'insieme delle lastre forma una sorta di piramide, che però è ben lontana dalla piramide retta che era la struttura preferita dagli artisti del Rinascimento. Questa piramide ha un'altezza inclinata, che ci ricorda piuttosto le composizioni diagonali del periodo manierista e che viene ripresa da un'altra piramide di ghiaccio, con la stessa inclinazione, che sta in secondo piano.
Davanti ai lastroni orientati verso sinistra, vediamo una serie di lastre più piccole orientate nel senso opposto creando l'impressione di un movimento rotatorio attorno all'asse centrale del dipinto.
Il titolo dell'opera parla di un naufragio, ma dov è la nave?
Per individuarla dobbiamo scrutare con attenzione l'opera e, solo con fatica, riusciamo a riconoscere frammenti più o meno grandi di un materiale più scuro che sono quanto resta di un veliero schiantato dall'impatto con la banchisa. La Natura, potente e distruttiva, anche quando è rappresentata da una forma inerte come potrebbe apparire una lastra di ghiaccio, ha mietuto le sue vittime, inesorabilmente.
L'opera viene ispirata all'artista da uno dei numerosi naufragi delle navi che da tempo erano impegnate in spedizioni alla ricerca del mitico 'passaggio a nord-ovest', una rotta che avrebbe dovuto collegare l'Oceano Atlantico all'Oceano Pacifico nell'emisfero boreale passando attraverso l'arcipelago artico del Canada, all'interno del Mar Glaciale Artico. Tanti erano stati i fallimenti, eppure, questi esploratori continuarono per anni ad inseguire eroicamente il loro obiettivo.
Il soggetto del quadro, quindi, non è una semplice restituzione pittorica della realtà, ma è la rappresentazione di una Natura 'matrigna', fondamentalmente ostile, contro cui l'uomo, pur nella propria finitezza, esercita le sue qualità eroiche di resistenza e perseveranza, anche quando tutto sembra destinato al fallimento.
Accanto a ciò emerge anche il senso del sublime, di quella sensazione di totale assorbimento e sgomento di fronte alla forza e alla potenza della natura.
Caspar David Friedrich, Viandante sul mare di nebbia (1818), olio su tela (95 x 75 cm), Hamburger Kunsthalle di Amburgo
Viandante sul mare di nebbia (1818)
Sempre caro mi fu quest'ermo colle,
e questa siepe, che da tanta parte
dell'ultimo orizzonte il guardo esclude.
Ma sedendo e mirando, interminati
spazi di là da quella, e sovrumani
silenzi, e profondissima quiete
io nel pensier mi fingo, ove per poco
il cor non si spaura. E come il vento
odo stormir tra queste piante, io quello
infinito silenzio a questa voce
vo comparando: e mi sovvien l'eterno,
e le morte stagioni, e la presente
e viva, e il suon di lei. Così tra questa
immensità s'annega il pensier mio:
e il naufragar m'è dolce in questo mare.
Poesie scelte: GIACOMO LEOPARDI, L'infinito, 28 maggio 1819 (Canti, XII).
Osserva il quadro:
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il formato è verticale, per lasciare più spazio al paesaggio che si distende davanti agli occhi del protagonista.
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Lo vediamo di spalle e non sappiamo chi sia. Intuiamo che è un giovane in buona salute fisica che si è inerpicato su un sentiero di montagna fino a raggiungere uno sperone di roccia sul quale si è arrampicato per poter guardare la valle sotto di lui.
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Non si vede molto: la cima di qualche montagna con qualche albero che ci dà la misura delle cose;
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tutto è immerso nella nebbia, una nebbia che si muove come le onde di un mare e in questo mare le cime delle montagne sembrano isole.
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In lontananza altri monti, meno scoscesi, e dietro a questi, altri ancora, sempre più tenui nei colori...sembrano fatti d'aria.
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Il protagonista del quadro non è un personaggio storico e non rappresenta nemmeno un personaggio di una classe sociale importante. Eppure, è in tutto e per tutto un personaggio eroico: il portamento è fiero, la posa è quella di chi è padrone della propria vita. Solo, come tutti gli eroi romantici, contempla davanti a sé un paesaggio ampio, luminoso, anche se misterioso. Così è l'eroe che dedica la propria vita al raggiungimento di un obiettivo e si lascia alle spalle tutto ciò che da questo obiettivo potrebbe distoglierlo.
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Da sempre quest'opera è stata associata alla poesia l'Infinito di Leopardi, scritta solo un anno dopo la realizzazione del quadro. Queste due opere sono ispirate dallo stesso spirito romantico, dall'attrazione irresistibile per il limite che separa la finitezza ordinaria della vita umana dall'essere parte di qualcosa di più grande, anche a costo di perdersi.